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TRAFFICO INTERNAZIONALE DI STUPEFACENTI DAL SUDAMERICA VERSO L’ITALIA CON BASE A ROMA: ARRESTATI 28 NARCOTRAFFICANTI, OPERAZIONE “ANEMONE” DEL RAGGRUPPAMENTO OPERATIVO SPECIALE CARABINIERI – COORDINAMENTO INFO-INVESTIGATIVO E SUPPORTO DELLA DCSA – 8 LUGLIO 2025.

Nella giornata dell’8 luglio, il Raggruppamento Operativo Speciale dell’Arma dei Carabinieri – col supporto in fase esecutiva dei Comandi Provinciali Carabinieri territorialmente competenti e dello Squadrone Eliportato “Cacciatori Calabria” – ha eseguito nelle aree di Roma, Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza, L’Aquila, Latina e Pistoia, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma, su richiesta della DDA capitolina, nei confronti di 28 indagati di nazionalità italiana e albanese (video dell’operazione).

L’attività investigativa del ROS, denominata “ANEMONE”, ha permesso di svelare l’operatività di un’associazione criminale di matrice ‘ndranghetista dedita al narcotraffico ed operante nella Capitale, facente capo ad un 57enne calabrese precedentemente condannato in via definitiva per associazione mafiosa e ritenuto elemento apicale della locale di ‘ndrangheta di Volpiano (Torino), promanazione di una delle ‘ndrine di Platì (Reggio Calabria). Trasferitosi a Roma agli inizi degli anni 2000, ha assunto il controllo dell’area del quartiere romano di San Basilio, promuovendo la nascita di un’associazione composta, tra gli altri, anche dai tre figli, con legami stabili con una struttura criminale albanese utilizzata per gli aspetti logistici (estrazione dei carichi dai porti spagnoli e olandesi nonchè per il successivo trasporto) e per lo smercio della droga in altre zone della Capitale. Acquistata in Sudamerica, la cocaina veniva fatta giungere tramite container in alcuni porti della Spagna, di Rotterdam in Olanda e di Gioia Tauro in Italia, per poi essere smerciata al dettaglio sul mercato romano.

Nel complesso sono stati contestati agli indagati 80 capi di imputazione per operazioni di traffico per oltre 1 tonnellata di cocaina e per 1497 kg di hashish, nonchè un episodio di tortura aggravata dal metodo mafioso, contestato a 4 indagati italiani che avrebbero privato della libertà personale uno spacciatore, causandogli sofferenze fisiche e un trauma psichico. Le torture inferte sono state riprese con un telefono cellulare, per diffonderne successivamente il video al fine di generare nella vittima e nei soggetti dediti alle attività di smercio di sostanze stupefacente in zona San Basilio, sentimenti di paura, omertà e assoggettamento al volere del gruppo criminale. Inoltre è emerso che gli indagati utilizzavano sofisticati sistemi criptofonici per le comunicazioni operative e per eludere le attività di controllo. I dispositivi venivano forniti da una vera e propria centrale di smistamento individuata a Roma e facente capo ad un 46enne albanese.  

L’attività di indaginegrazie alla estesa cooperazione internazionale avviataha consentito di localizzare in Spagna 5 latitanti per reati in materia di stupefacenti il cui arresto, su indicazione del ROS, è stato eseguito dalle autorità di polizia locali. Complessivamente, l’indagine, conclusa con l’emissione di 28 provvedimenti cautelari detentivi, 6 interrogatori preventivi, l’arresto in flagranza di reato di 11 soggetti, nonché, all’estero, di 5 latitanti ed il sequestro di ingenti quantitativi di stupefacente (per lo più cocaina ed hashish), ha dimostrato/confermato: l’infiltrazione del territorio romano di organizzazioni, dedite al narcotraffico, di matrice ‘ndranghetista; l’alleanza, ormai strutturale, nello specifico settore, tra la ‘ndrangheta e paritetiche organizzazioni criminali albanesi che, forti della loro ramificazione in molti paesi europei e non solo, garantiscono canali alternativi di approvvigionamento e, soprattutto, la possibilità di utilizzare porti stranieri, ove esercitano il loro controllo, per diversificare le narco-rotte; la centralità del Porto di Gioia Tauro per le importazioni di cocaina; l’esistenza di accordi/regole che consentono a organizzazioni di diversa matrice di spartirsi le più redditizie aree di smercio del narcotico nella Capitale; l’utilizzo sistemico di strumenti tecnologici evoluti e non direttamente intercettabili, per le comunicazioni operative.   Le indagini sono state condotte in cooperazione internazionale con diverse polizie estere e sono state supportate dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, da Interpol – progetto I-CAN, dalla rete @net della DIA, nonchè dalle Agenzie Europol ed Eurojust. La fase esecutiva in Albania è stata assicurata dalla Forza Operazionale del Dipartimento della Polizia Criminale.     

 

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