Pubblichiamo la versione- in lingua italiana- dell’intervista rilasciata dal Direttore Centrale di questa D.C.S.A. dott. Giuseppe Cucchiara a Sergio Nazzaro, nell’ambito del Capitolo III della ricerca A PARALLEL CONTAGION c. III Exploiting the pandemic, the mafia way – UN CONTAGIO PARALLELO -Come la mafia sfrutta la pandemia – del Global Initiative Against Transational Organized Crime.
UN CONTAGIO PARALLELO -Come la mafia sfrutta la pandemia, Capitolo III. In queste interviste con esperti italiani di lotta alla mafia e criminalità organizzata, esaminiamo varie modalità con cui i gruppi mafiosi in Italia ed oltreoceano stanno sfruttando le condizioni economiche create dalla pandemia del COVID-19 – dal fornire i cosiddetti servizi di welfare della mafia ad acquisire settori dell’economia legale, il traffico di droga ed il Le interviste – condotte da Sergio Nazzaro *- fanno seguito alla nostra tavola rotonda virtuale con quattro figure preminenti della lotta italiana alla mafia, su come la mafia si stia riposizionando durante la pandemia. Includiamo le interviste con: Roberto Tartaglia, magistrato anti-mafia e Vice Capo del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, Raffaele Cantone, magistrato anti-mafia ed ex Presidente dell’Autorità Nazionale Italiana Anti Corruzione Authority (2014–2019), Giuseppe Cucchiara, Direttore dei servizi antidroga presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno, ruolo che detiene dal 2017, Marcello Minenna, Direttore dell’Agenzia Italiana delle Dogane e Monopoli. *Sergio Nazzaro, giornalista, scrittore e consigliere della Commissione Parlamentare Anti-Mafia. Da novembre 2018, Nazzaro svolge la funzione di portavoce sia per il Presidente della Commissione Parlamentare Anti-Mafia che per il Vice Ministro dell’Interno. Nel gennaio 2020, è stato nominato portavoce volontario del Vice Ministro della Salute Italiano per la durata della crisi del COVID-19. Nazzaro è membro del Network di Esperti GI-TOC.
UN CONTAGIO PARALLELO estratto dal Capitolo III, intervista a Giuseppe Cucchiara, Direttore dei Servizi Antidroga :
NAZZARO: Cosa è successo al traffico di droga mentre il mondo si è fermato a causa della pandemia? Il commercio di droga si è fermato, oppure ha solo cambiato volto?
GIUSEPPE CUCCHIARA: La rapida diffusione del virus in gran parte del mondo sta influenzando gli stili di vita, le economie, le istituzioni e molti altri fattori, che hanno conseguenze negative sia sulla vita di tutti i giorni delle persone che per i governi. Il virus ha anche colpito il traffico di droga che, nonostante sia un’attività illegale, è un commercio le cui prestazioni dipendono largamente dal funzionamento normativo delle economie legali di tutto il mondo. Quando c’è un’interruzione lungo la filiera mondiale di approvvigionamento e nelle reti del trasporto, come sta succedendo ora col COVID-19, le principali organizzazioni criminali e le loro attività di traffico di droga vengono colpite. Pensi, ad esempio, ai processi di produzione nei laboratori clandestini che necessitano di specifici prodotti, che sono difficilmente accessibili anche in normali condizioni di mercato. Un altro problema per le organizzazioni criminali riguarda la fase di trasporto ed i suoi meccanismi. Le principali rotte del traffico di droga verso l’Europa sono quelle provenienti dall’America Latina per la cocaina, e dall’oriente, soprattutto l’ Afghanistan, per quanto riguarda gli oppiacei. Secondo me, il traffico di cocaina è ancora la principale fonte di guadagno per le organizzazioni criminali italiane, soprattutto la ‘Ndrangheta. Per questo motivo, presto particolare attenzione al traffico di cocaina, che viene inviata principalmente via mare. Il traffico di cocaina via mare ha subito una contrazione, così come il commercio di merci legali dall’America Latina, a causa della pandemia. Viste le attuali restrizioni, le organizzazioni criminali stanno cercando modalità di trasporto diverse. Così come per lo spaccio sulla strada, le restrizioni alla libertà di movimento delle persone hanno portato i trafficanti ed i loro mercati a sviluppare nuove modalità operative. In Italia abbiamo visto spacciatori camuffati da autisti addetti alle consegne, altri che usavano il car-sharing o i taxi. Mentre lo spaccio di droga sulla strada sta sviluppando nuove dinamiche, il commercio internazionale di droga si è trovato in grande difficoltà, soprattutto perché le rotte per la spedizione della droga da un emisfero all’altro sono state interrotte. Le misure di contenimento adottate da numerosi governi a seguito della pandemia hanno portato, secondo i nostri dati, ad una sostanziale diminuzione del traffico.
In Italia, visto che l’economia legale ora può lentamente cominciare a ripartire, anche il traffico di droga si riprenderà?
E’ ancora troppo presto per dirlo, ma non è irragionevole supporre che potrebbe succedere. E, come ho già detto, il commercio di droga conta moltissimo sui buoni risultati del commercio legale. Durante questo periodo, le attività legali si sono quasi arrestate e questo ha avuto ripercussioni anche sul traffico di droga. A questo punto dobbiamo essere cauti. In Italia è attualmente in atto la cosiddetta fase 2 del lockdown, ma il traffico di droga è interessato da controlli e restrizioni anche in altri paesi. Per esempio, in Perù le misure di sicurezza adottate in regioni in cui vi è una vasta concentrazione di piantagioni di cocaina hanno reso più difficile per le organizzazioni criminali procurarsi i precursori chimici che vengono usati nella produzione di cocaina. Questo ha causato un calo della produzione. C’è un surplus di mercato di produzione di foglie di coca, ma c’è carenza di precursori necessari per la produzione di cocaina, e questo ha portato ad un drastico decremento dei prezzi della coca, da circa 60 euro a 10 euro per 1.5kg. Questo ha delle ripercussioni sul business del traffico: prima della pandemia il prezzo della cocaina all’ingrosso in Perù fluttuava tra i 900 ed i 1 000 $ al chilo; oggi sta intorno ai 400 $ al chilo. Quindi dobbiamo aspettare che altri paesi inizino ad allentare le restrizioni economiche per avere un quadro migliore di cosa succederà al traffico di droga qui in Italia. Quello che sappiamo del mercato del traffico è che la cocaina già in circolazione nella filiera di approvvigionamento in Italia – ed in generale in Europa – è aumentata di valore a causa della diminuzione dell’offerta nei mercati di produzione. Abbiamo registrato un aumento del 30% del prezzo della cocaina, sia quella già presente in Europa che per le piccole quantità che riescono ad essere spedite dall’America Latina. Nel prossimo futuro ci aspettiamo che la riduzione dell’offerta di droga indurrà un ulteriore aumento dei prezzi. Lo potremo vedere nelle prossime settimane.
Visto l’effetto di disturbo della pandemia sul commercio di droga, questa è una opportunità per le forze di polizia nazionali ed internazionali per sferrare un duro colpo alle organizzazioni criminali?
Le agenzie internazionali di polizia svolgono il loro ruolo. Ma la verità è che il problema prima va affrontato nei paesi dove la droga viene prodotta. Quali azioni concrete possono intraprendere le agenzie internazionali? In Europa, ad esempio abbiamo a che fare con un prodotto che passa attraverso i nostri confini, ma il duro colpo cui lei si riferisce dovrebbe essere inferto dai paesi produttori dell’America Latina – e questo è fuori della nostra portata. Stranamente i gruppi criminali albanesi hanno aumentato il traffico di droga verso l’Italia utilizzando le rotte che attraversano l’Adriatico. Il 10 aprile, a Bari, sono stati sequestrati 20 kg di eroina nascosti in un camion, mentre, più di recente le autorità hanno intercettato un’ altra consistente spedizione di cocaina proveniente dall’Albania. In casi come questi, quando i paesi sono geograficamente vicini, la collaborazione tra le agenzie di polizia specializzate nel contrasto alla criminalità organizzata è più facile e più efficace. Tuttavia, quando la merce proviene da paesi più distanti le cose diventano complicate.
In questo contesto di convivenza col virus, in che modo le organizzazioni criminali si stanno adattando e stanno approfittando della situazione di emergenza?
Le organizzazioni criminali sono estremamente flessibili. In Italia i gruppi mafiosi hanno fatto investimenti astuti, tempestivi, per esempio nel settore agroalimentare, nella fornitura di medicine, attrezzature mediche e prodotti sanitari, oltre che nel settore funerario, i servizi di pulizia, la gestione dei rifiuti ed il trasporto su strada. I gruppi mafiosi sono noti per essere molto abili a ristrutturarsi ed adattarsi. Tuttavia, l’emergenza sanitaria del COVID-19 ha dato alle agenzie di polizia l’opportunità, una volta ripresa appieno l’attività, di avere un impatto considerevole sulla filiera dell’approvvigionamento di droga. E questo significa rendere difficile la vita alle organizzazioni criminali. Nonostante il commercio transnazionale di droga dipenda da vari fattori esterni, la distribuzione interna ha dinamiche diverse e, in un periodo di controlli più stretti, potrebbe soffrire un duro colpo.
Riguardo al traffico di droga, che ruolo hanno il mercato italiano e, più in generale, quello europeo, nel contesto globale?
L’Italia è prevalentemente un mercato di destinazione della droga, non un mercato di produzione; ci sono alti livelli di consumo, sia per le droghe sintetiche che per quelle tradizionali. La posizione geografica dell’Italia in Europa rende i suoi porti degli importantissimi centri di smistamento del traffico destinato altrove, rendendo quindi l’Italia anche un paese di transito. Però, questo accade nella maggior parte degli stati costieri europei. Le grandi organizzazioni criminali come la ‘Ndrangheta – che è considerata il broker mondiale della cocaina destinata all’Europa – movimentano enormi quantità di droga destinata agli stati europei. La ‘Ndrangheta potrebbe essere dietro le spedizioni che arrivano in qualsiasi porto italiano o in altri porti europei – Gioia Tauro, Genova, Anversa o Rotterdam, per esempio.
Secondo qualcuno, durante la crisi finanziaria del 2007–2008 i proventi del traffico di droga avrebbero aiutato a sostenere una parte dell’economia italiana, aumentando il livello di infiltrazione della malavita nell’economia legale. Crede che al momento vi siano le precondizioni per il ripetersi di una situazione simile?
Questo rischio esiste, ed io lo amplierei dalla minaccia del traffico di droga alla minaccia della presenza della mafia più in generale. E’ evidente che nella fase post emergenziale la minaccia posta dalla mafia potrebbe davvero intensificarsi. Le organizzazioni mafiose dispongono di una enorme quantità di risorse illecite che possono iniettare nella economia legale nel momento in cui il settore privato, in particolare le piccole e medie imprese, stanno affrontando una crisi di liquidità. In questo caso, il cosiddetto welfare della mafia, di cui si è ampiamente parlato altrove, potrebbe diventare una realtà. Concordo con quelli che pensano che il periodo attuale porti con sé un vero rischio di ulteriori infiltrazioni criminali nelle strutture aziendali ed in generale nell’economia legale, fornendo la necessaria liquidità o attraverso l’usura. Nella fase post emergenziale, le mafie possono consolidare molto bene la loro presenza nella economia legale, ed allo stesso fare leva sul livello di consenso sociale di cui godono.