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La Sezione Drug@online della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, nell’ambito del coordinamento delle attività di contrasto al traffico di stupefacenti nella rete internet (in particolare nel c.d. deep web), a seguito del sequestro di un pacco contenente sostanza stupefacente avvenuto all’estero e destinato ad un cittadino italiano, ha ipotizzato, anche in relazione al confezionamento del plico, l’esistenza di un soggetto/gruppo criminale operante nel traffico di stupefacenti attraverso la rete “Darknet”. Pertanto, è stata attivata la Questura di Trento, che al termine delle attività condotte sul territorio di competenza, il 13 dicembre 2018, ha dato esecuzione a cinque O.C.C., ai sensi dell’art. 74 del DPR 309/90, nei confronti di altrettante persone (di cui tre connazionali) coinvolte a vario titolo nel citato traffico, nonché al sequestro di oltre 30 kg. di sostanza stupefacente (marijuana, hashish e cocaina), di banconote false (taglio da 50 €), della somma di circa 10.000 €, di tre autovetture e di una moto.

In particolare, le risultanze investigative, suscettibili di futuri sviluppi, hanno fatto emergere una rete internazionale che, per il tramite di acquisti di stupefacente operati nel “Darknet” mediante moneta virtuale “Bitcoin” e di spedizioni per mezzo di corriere privato dalla Spagna e dalla Germania, operava in tutta la provincia di Trento per il rifornimento delle c.d. “piazze di spaccio.

Nell’ambito delle iniziative di aggiornamento professionale a favore delle Forze di Polizia, l’11 dicembre scorso il Cons. Piercamillo Davigo, componente del Consiglio Superiore della Magistratura, ha tenuto presso la Sala Conferenze del compendio “Anagnina” una conferenza con l’obiettivo di illustrare gli aspetti investigativi e giuridici connessi all’impiego del personale delle Forze di Polizia in attività undercover. L’evento è stato organizzato al fine di rafforzare e consolidare la preparazione tecnico-professionale del personale interforze in servizio presso il Dipartimento della Pubblica Sicurezza e, nel contempo, offrire spunti e riflessioni in ordine alla complessa tematica delle “operazioni speciali”.

 

Lo scorso 6 dicembre si è svolta presso la “Sala Riunioni” del Compendio Anagnina, una conferenza finalizzata ad illustrare le problematiche giuridiche e operative connesse all’impiego della moneta virtuale nei traffici illeciti delle sostanze stupefacenti e psicotrope. La conferenza, tenuta dall’Avv. Prof. Stefano Loconte, Professore di Diritto Tributario presso l’Università LUM “Jean Monnet” di Casamassima (Bari) e dall’Avvocato Giulia Maria Mentasti, ha affrontato diversi temi tra cui l’inquadramento giuridico delle valute virtuali, il rapporto tra le criptovalute e la normativa antiriciclaggio, gli aspetti penali delle operazioni in criptovaluta, la figura degli exchanger. Di particolare rilievo il tema delle strategie investigative volte all’identificazione degli indagati, all’individuazione delle movimentazioni di bitcoin ed alla riconducibilità a soggetti specifici ed al sequestro dei bitcoin, laddove corpo del reato.

 

Nei giorni 18 e 19 dicembre 2018 si è tenuta, rispettivamente, presso la Sala “Alcide de Gasperi” della  Scuola Superiore di Polizia e presso la Sala conferenze del compendio “Anagnina” la riunione Plenaria degli Esperti per la Sicurezza, finalizzata a fare un punto di situazione logistico e operativo dell’anno in corso ed elaborare le linee strategiche della Direzione Centrale e dell’intera Rete degli Esperti per il 2019.

Alla prefata riunione, presieduta dal Capo della Polizia -Direttore Generale della Pubblica Sicurezza- Prefetto Franco GABRIELLI, alla presenza del Vice Direttore Generale della P.S. -Direttore Centrale della Polizia Criminale- Prefetto Nicolò D’ANGELO e del Direttore Centrale per Servizi Antidroga, Dirigente Generale di P.S. dott. Giuseppe CUCCHIARA, hanno preso parte gli Esperti per la Sicurezza del Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia e della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga.

Presenti, inoltre, gli Esperti Economico-Finanziari della Guardia di Finanza presso la Scuola Superiore di Polizia, Ufficiali di Collegamento esteri in Italia, nonchè rappresentanti di Organizzazioni internazionali e project leaders di iniziative per il contrasto del narcotraffico a guida italiana in ambito europeo.

 

In data 10 luglio 2018 il Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Pisa, a conclusione dell’Operazione “Big Tasty”,  ha dato esecuzione ad un provvedimento restrittivo del GIP di Pisa nei confronti di 9 persone, di cui 6 sottoposte alla custodia cautelare in carcere e 3 all’obbligo di presentazione alla P.G.. Gli indagati, tutti italiani residenti tra le province di Pisa, Pistoia, Modena e Ancona, sono ritenuti responsabili in concorso fra loro di traffico di stupefacenti approvvigionati sul deep web, sistema sommerso non indicizzato dai normali motori di ricerca su internet, con pagamenti in bitcoin.

L’indagine del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Pisa, che si è avvalso di tecnologie molto sofisticate e specialisti informatici, è stata avviata da una serie di segnalazioni  della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga relative a sequestri di alcuni pacchi postali operati in Germania dalla locale Agenzia delle Dogane (le spedizioni arrivavano anche da Spagna e Paesi Bassi).

L’indagine ha consentito, nel suo corso, di sequestrare 50 chili di stupefacente che avrebbe fruttato sul mercato dello spaccio oltre un milione di euro. Le spedizioni erano realizzate in pacchi postali del peso di circa un chilo, contenenti stupefacenti di varia natura, in particolare eroina, hashish, amfetamine ed ecstasy, tutti destinati a un nominativo inesistente. All’indirizzo del destinatario, però è risultata risiedere una coppia italiana che si faceva recapitare le spedizioni servendosi della complicità di persone compiacenti in cambio di compensi in denaro.

La droga era destinata anche a giovanissimi,  per lo più studenti minorenni. Sono state, infatti, intercettate conversazioni telefoniche nelle quali ragazzi adolescenti, 14-15 anni, chiedono ai fornitori prezzi di favore in base alle disponibilità economiche del momento. Oltre alla rivendita in occasione di rave party, e nei locali  della movida toscana e di varie località dell’Emilia Romagna e delle Marche,  le pasticche venivano distribuite, con l’impiego di ‘galoppini’, anche in altre località del territorio nazionale.

 

Il 31 gennaio 2018, la Squadra Mobile della Questura di Bologna, a conclusione dell’operazione “Rexton 2016”, ha dato esecuzione ai provvedimenti cautelari, emessi dal GIP, su richiesta dei PM della DDA di Bologna, nei confronti di 21 soggetti facenti parte di due diverse organizzazioni costituite rispettivamente da cittadini marocchini e albanesi che gestivano il traffico di cocaina e hashish.

In particolare, l’indagine, partita alla fine del 2015 e coordinata dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e dal Servizio Centrale Operativo della Polizia di Stato, ha portato al sequestro di circa 1.200 kg hashish, 22 kg di cocaina e 77 kg di marijuana ed all’arresto di 11 marocchini, 9 albanesi e un italiano, un 60enne romano che è ritenuto aver fornito supporto logistico all’organizzazione indagata.

L’hashish, importato dal Marocco a bordo di camion attraverso la Spagna, era destinato ad alimentare prevalentemente ma non solo, il mercato illecito dell’Emilia Romagna e del Lazio.

Alle piazze dell’Emilia Romagna e del Nord Italia era rivolto l’hashish caratterizzato dal logo raffigurante il marchio ‘Rolex’ impresso sui panetti che indicava una migliore qualità, mentre alle piazze del Centro Italia (Umbria e Lazio) veniva inviato quello contraddistinto dai loghi ‘Dubai’ e ‘Roma’. Ulteriore logo emerso è quello della compagnia aerea ‘Vueling’.

Mentre la compagine marocchina si occupava dell’hashish e aveva base a Bologna; quella albanese è risultata specializzata nella cocaina proveniente dall’Olanda ed aveva base a Castellarano, nel Reggiano.

Gli investigatori hanno quantificato in circa 300 kg al mese la quantità di hashish che l’organizzazione faceva arrivare a Bologna, per essere poi smistata sul territorio regionale, mentre di cocaina sarebbero arrivati circa quattro chili al mese, tramite il gruppo albanese che la gestiva nel Reggiano.

I contatti e lo scambio di sostanze fra le due organizzazioni erano assidui e portavano a frequenti trasporti di “coca” e “fumo” lungo la via Emilia.

Il sequestro più consistente – poco meno di una tonnellata di hashish, 1 Kg. di cocaina e 115.000 euro in contanti-  è stato eseguito nella primavera 2016 ad Aprilia (Latina). L’intervento seguiva due analoghi “raid” che avevano consentito rispettivamente il sequestro di 62 kg di ‘hashish’ al casello autostradale di Modena Nord e di 19 kg di cocaina e 22 kg di marijuana, a Castellarano (Reggio Emilia), con l’arresto di due coniugi albanesi.

La comunicazione tra i vari ‘anelli’ della catena di distribuzione dello stupefacente, captate dagli investigatori con 3.000 ore di intercettazioni ambientali e 15.000 ore di intercettazioni telefoniche, avveniva con un linguaggio in codice abilmente decifrato dalla Polizia. Gli appuntamenti venivano fissati nel corso di incontri personali. I soggetti raggiunti dai provvedimenti restrittivi del GIP del Capoluogo felsineo, per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, sono tutti ritenuti ricoprire ruoli di livello medio-alto nella filiera di traffico tanto che non si occupavano direttamente dello spaccio di strada.

IL 10 maggio 2018 militari della Compagnia Carabinieri Roma Centro, nelle province di Roma, Frosinone e Torino, a conclusione dell’operazione con nome in codice “Nadir 2”,  hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 10 indagati, 7 marocchini, un algerino, un italiano ed un albanese, che avevano dato vita ad un traffico internazionale di hashish, marijuana e cocaina da destinare alle principali piazze di spaccio nei pressi delle aree della movida  romana ed in altre province italiane.

L’operazione è stata condotta dai Carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia Roma Centro, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia e con il fondamentale contributo della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga.

Lo stupefacente, una volta giunto in Italia, veniva distribuito adottando raffinate tecniche finalizzate ad eludere il controllo delle Forze di Polizia, consistenti nell’utilizzo di “autovetture deposito” parcheggiate in luoghi strategici, nel sotterrare quantitativi di media rilevanza in parchi e aiuole, per poi prelevarne le singole dosi in modo tale da ridurre il “danno” in caso di intervento delle forze dell’ordine.

L’organizzazione indagata è risultata strutturata in modo piramidale con una rigida disciplina interna. I capi non tolleravano inaffidabilità o infedeltà, arrivando a sottoporre a violenti interrogatori chi era sospettato di inadempienza o infedeltà. In occasione di una rivalità con un gruppo di spacciatori tunisini, sorta nel quartiere San Lorenzo, è stata eseguita una spedizione punitiva nei confronti del gruppo concorrente. E’ stato anche documentato come gli indagati, grazie ad un efficiente sistema di comunicazione e coordinamento, adottasse ogni accorgimento per riconoscere il personale delle Forze di Polizia, condividendo le informazioni relative ai movimenti, agli automezzi impiegati ed alle connotazioni fisiche.

L’indagine ha consentito di accertare responsabilità nei confronti di 28 indagati, di eseguire ulteriori 38 arresti in flagranza e di sequestrare complessivamente, sull’intero territorio italiano, 16 Kg. di hashish, 4 Kg. di marijuana e circa mezzo chilo di cocaina.

Nel corso delle indagini sono emersi anche i rapporti di alcuni indagati con esponenti di spicco del clan camorristico “Polverino-Orlando” di Marano di Napoli, giunti a Roma per vari summit.

Grazie alla fattiva collaborazione offerta dalle Autorità di Polizia spagnole, con il decisivo supporto della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, è stato documentato come nel Paese iberico ripiegassero gli elementi di vertice dell’organizzazione indagata in caso di sospetto di possibile azione investigativa nei loro confronti in Italia. Gli stessi, inoltre, sempre dalla Spagna hanno supervisionato le importazioni di stupefacente dall’Africa. Grazie alla citata cooperazione internazionale di polizia, nel corso dell’indagine, in Spagna sono stati anche catturati 2 latitanti (destinatari di ordini di cattura internazionali per condanne per reati connessi agli stupefacenti), un italiano, che all’atto della cattura nella sua villa-bunker in Andalusia è stato trovato in possesso di circa 200 chili di hashish e 3 chili di cocaina e un uruguaiano.

Il 10 settembre 2018, il Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Trento, a conclusione di un’operazione denominata in codice “Alba Bianca”, ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. del Tribunale di Trento su richiesta della Procura Distrettuale, nei confronti di 20 indagati localizzati e catturati in Italia (Trentino Alto Adige, Lombardia e Veneto) e all’estero (Germania e Albania) sulla base del Mandato di Arresto Europeo emesso dall’Autorità Giudiziaria italiana. Gli arresti si sommano ai dieci già eseguiti nel corso dei due anni di indagini che hanno riguardato due distinte ma connesse organizzazioni criminali albanesi dedite al traffico internazionale di droga, con ampie ramificazioni nel Nord Italia e all’estero in Baviera(D).

In Italia sono stati arrestati tredici cittadini albanesi, domiciliati a Bolzano, Merano (BZ), Bressanone (BZ), Laives (BZ), Chiusa (BZ), Treviso, Opera (MI) e Manerba (BS), un cittadino kosovaro domiciliato a Treviso, un cittadino pakistano domiciliato a Bressanone (BZ) e un cittadino italiano di origini albanesi domiciliato a Merano (BZ). Facendo ricorso al Mandato d’Arresto Europeo (MAE) e grazie agli accordi internazionali in materia di estradizione ed ai solidi rapporti di cooperazione internazionale garantiti dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e dal Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia, 4 indagati sono stati contemporaneamente catturati in Germania ed in Albania.

Le attività di indagine hanno avuto avvio nel gennaio 2016 a seguito del sequestro di 93,1 kg. di cocaina effettuato dalle Fiamme Gialle di Vipiteno (BZ), al confine con l’Austria, all’interno di un’autovettura, appena entrata sul territorio nazionale, condotta da un italiano residente in Germania. I successivi sviluppi condotti dal Gruppo Operativo Antidroga della Guardia di Finanza di Trento, diretto dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, con il supporto del Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza hanno fatto largo ricorso alla cooperazione internazionale, assicurata dal Comando Generale della Guardia di Finanza e dalla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno, con le Forze di Polizia e doganali tedesche e di diversi altri Stati, tra cui Belgio, Albania e Macedonia.

I due sodalizi criminali indagati, ramificati anche in Piemonte, Lombardia e Veneto, sono risultati composti, prevalentemente, da soggetti di origine balcanica (albanese, macedone e serba), affiancati da cittadini iracheni, pakistani, afghani, tedeschi e italiani, che, stabilmente radicati in Trentino Alto Adige (ove rifornivano anche le piazze di spaccio gestite da italiani) e in Baviera (D), si ripartivano i locali mercati illegali.

Gli approvvigionamenti avvenivano in Belgio ed Olanda da dove lo stupefacente veniva poi trasportato in Italia con l’utilizzo di  automezzi dotati di ingegnosi doppifondi.

Per le operazioni all’estero, si è rivelata fondamentale la collaborazione investigativa fornita dalla polizia e dalle dogane  bavaresi (BLKA – Bayerisches Landeskriminalamt e ZFA – Zollfahndungsamt) con i quali, sotto l’egida della D.C.S.A. e dell’Autorità Giudiziaria di Trento, sono stati realizzati scambi di informazioni e sviluppate investigazioni parallele.

Tale collaborazione ha consentito di sequestrare in Germania, su segnalazione delle Fiamme Gialle trentine, 2,18 kg di eroina e 21,3 kg di marijuana tra luglio e novembre 2016, arrestando sei corrieri di nazionalità tedesca e albanese. Alle operazioni in Germania hanno partecipato anche i finanzieri italiani per fornire il loro supporto, sfruttando le possibilità offerte dalle vigenti convenzioni europee.

Nei due anni di indagine, i finanzieri del GOA di Trento, hanno sequestrato a Bolzano e Bressanone (BZ) ulteriori 1,8 kg di cocaina e arrestato tre corrieri, di nazionalità albanese, pakistana e macedone,  ma domiciliati in Italia.

Il bilancio complessivo dell’operazione ha portato all’individuazione e alla denuncia di 40 narcotrafficanti, trenta dei quali sono stati arrestati, sequestrando complessivamente circa 120 chili di droga (cocaina, eroina e marijuana) per un valore sul mercato illecito di oltre venti milioni di euro, otto automezzi utilizzati per il trasporto dello stupefacente e oltre centomila euro in contanti.

L’operazione ha inflitto un duro colpo ai canali di rifornimento dello stupefacente dal Nord Europa all’Italia evidenziando l’importanza della cooperazione internazionale di polizia e giudiziaria.

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