Il 30 e 31 gennaio, la DCSA ha partecipato al seminario “Lutte contre les trafics internationaux de stupéfiants en zone portuaire” ( lotta contro il narcotraffico internazionale nelle zone portuali), organizzato a Parigi dal Ministero della giustizia francese con il supporto della Missione interministeriale per la lotta alle droghe e ai comportamenti di dipendenza – Mission interministérielle de lutte contre les drogues et les conduites addictives – MILDECA (organismo dipendente dal Primo Ministro, che guida e coordina l’azione del Governo francese nella lotta alle droghe e alle dipendenze), evento conclusivo di un programma di scambio informativo tra i paesi partecipanti, che si è sviluppato con incontri e visite presso i porti di Barcellona, Anversa e Rotterdam. Al seminario, aperto dal Delegato agli affari europei ed internazionali del Ministero della Giustizia francese, hanno preso parte esperti della specifica materia di vari Paesi, in particolare, funzionari del Ministero della Giustizia e di altri enti governativi francesi, autorità giudiziarie di Francia, Spagna (compreso il Fiscal nacional antidroga) Italia, Paesi Bassi e Romania (Procuratore nazionale antidroga), magistrati di collegamento esteri in Francia e francesi all’estero, anche presso Eurojust, autorità e rappresentanti delle forze di polizia operanti nel contrasto al narcotraffico, in particolare nei porti, di Francia, Spagna, Paesi Bassi (Capo della polizia portuale di Rotterdam), Belgio e Germania, le Dogane francesi (Direzione nazionale dell’intelligence e delle indagini doganali), tedesche, belghe ed olandesi. Per l’Italia hanno partecipato con propri interventi, oltre la DCSA, le Autorità giudiziarie inquirenti di Genova e Reggio Calabria ed ha presenziato alle sessioni il magistrato di collegamento italiano in Francia. Nel corso delle due giornate sono state approfondite diverse questioni centrali nell’ambito della prevenzione e del contrasto al traffico di stupefacenti nei porti, attraverso tavole rotonde tematiche, che hanno permesso una partecipazione attiva ed un proficuo confronto tra tutti i partecipanti. Per quanto riguarda la situazione francese, i diversi relatori intervenuti hanno sottolineato il grande rilievo che viene dato – a tutti i livelli – al contrasto di tali traffici e la necessità della cooperazione internazionale in tale ambito. Nel dettaglio, le azioni nazionali vengono sviluppate secondo una prospettiva integrata e multilaterale, ossia in stretta collaborazione con i vari attori coinvolti nella “sicurezza portuale” e sul fronte operativo per la prevenzione ed il contrasto antidroga: le autorità governative ed amministrative, il Segretariato Generale del Mare, le forze di polizia, le Dogane, l’OFAST ( Ufficio Centrale antidroga della polizia giudiziaria, a carattere interforze) e le Autorità giudiziarie.
Per la DCSA è intervenuto il Direttore della 1^Divisione del III Servizio Operazioni, Primo Dirigente P. di S. Alessandra Ortenzi – nel Panel dedicato agli “attuali mezzi di lotta al traffico internazionale di droga nei porti” – tavola rotonda sulle “misure di sicurezza e mezzi di rilevamento – la quale, dopo aver fatto cenno al particolare sistema italiano, caratterizzato dalla presenza di più forze di polizia, ha descritto la struttura e le funzioni svolte dalla Direzione Centrale, sottolineando la fondamentale azione di coordinamento nazionale ed internazionale svolta nel settore del narcotraffico.
In tale ambito, è stata evidenziata la rete degli esperti per la sicurezza di cui dispone la DCSA – distaccati nei Paesi strategici per la produzione, il transito e la destinazione dei traffici di droga – che promuovono prioritariamente la cooperazione di polizia contro il narcotraffico, in raccordo con i competenti organismi esteri. Nel prosieguo, l’intervento si è focalizzato sugli aspetti specifici legati al traffico di stupefacenti attraverso le aree portuali italiane, tra le quali spicca il porto di Gioia Tauro che rappresenta uno degli scali tra i più importanti del Mediterraneo e d’Europa, nel quale, annualmente, circolano moltissime navi cargo e milioni di container. Le indagini e le analisi svolte dimostrato che l’hub calabrese si trova al centro della c.d. “nuova rotta del Mediterraneo“, utilizzata dalle organizzazioni criminali in alternativa alle tradizionali rotte verso i grandi porti del Nord Europa e, spesso, con carichi destinati ai paesi dell’aerea balcanica. Nel tempo, le autorità italiane hanno sviluppato, oltre all’esperienza investigativa in materia, una expertise specifica sui controlli in area portuale, ovvero delle “buone prassi” basate su una complessa ed articolata analisi di rischio di vari fattori che permette di focalizzare le navi ed i container sospetti sui quali effettuare le operazioni di monitoraggio, controllo ed ispezione e, in caso di riscontro positivo e, quando possibile, avviare attività di consegne controllate – nazionali ed internazionali – di stupefacenti. Inoltre, l’Italia ha sviluppato una stretta collaborazione di polizia a livello internazionale con i servizi antidroga dei vari Paesi europei e degli altri continenti.
Al Seminario è intervenuto, per l’Italia, oltre alla DCSA, in videocollegamento, il Procuratore della Repubblica di Genova, Nicola Piacente che ha sottolineato la fondamentale importanza della collaborazione internazionale, in particolare con le autorità francesi per la contiguità geografica e con tutti gli altri Paesi interessati dal narcotraffico in area europea, anche attraverso la costituzione delle Squadre investigative comuni (JITs) con il sostegno di Eurojust.
Ha quindi preso la parola – da remoto – il Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, Marika Mastrapasqua che ha illustrato le attività info-investigative svolte, su vari livelli, dalla Guardia di Finanza nel porto di Gioia Tauro a contrasto del fenomeno. Infatti, gli ingentissimi sequestri di cocaina ed i correlati arresti in quella sede portuale scaturiscono da una duplice attività svolta: quella sviluppata nelle indagini “tradizionali” nei confronti della criminalità organizzata – in primis la ‘ndrangheta- che gestisce il traffico internazionale di tale sostanza e quella basata su best practises – sviluppate da tale forza di polizia e perfezionate nel tempo.
Le ispezioni dei container vengono svolte, infatti, sia nei contesti investigativi che all’esito di un costante monitoraggio preventivo, svolto negli spazi doganali sulle merci movimentate, sulla base di una complessa analisi di rischio e secondo le procedure di “controllo e riscontro”, operate su mezzi e persone operanti nel porto. La stessa autorità giudiziaria ha, quindi, citato una importante indagine della Guardia di Finanza di Reggio Calabria diretta da quella Procura e coordinata e supportata dalla DCSA che, nell’ottobre 2022 ha portato al sequestro di oltre 4 tonnellate di cocaina ed all’arresto di 36 soggetti per narcotraffico internazionale facenti parte di una articolata organizzazione criminale, con base logistica il Porto di Gioia Tauro, tra i quali figurava anche personale corrotto che operava nel porto per le principali famiglie mafiose di ‘ndrangheta (per i risultati dell’indagine si rinvia al comunicato stampa )
I lavori del seminario sono stati chiusi dal Direttore degli Affari Criminali e Grazia del Ministero della Giustizia francese che ha sottolineato l’importanza di tale iniziativa per il proficuo confronto e scambio di esperienze tra i Paesi coinvolti dalle diverse rotte “marittime” e colpiti dal traffico internazionale di droga nei porti. L’incontro ha portato, infatti, all’individuazione di elementi comuni verso cui muovere gli sforzi congiunti quali, ad esempio, l’utilizzo di analoghe tecniche investigative e “buone prassi” per l’ analisi di rischio e le modalità di monitoraggio e controllo dei container; inoltre, si è convenuto sull’importanza di usare strumenti comuni per la prevenzione e repressione della corruzione nelle aree portuali – rivolgendo, anche, l’attenzione verso i tentativi di utilizzare e “forzare” lavoratori onesti a collaborare con la criminalità organizzata che utilizza, quando non riesce nell’intento corruttivo, minacce e condotte estorsive. Il seminario ha, quindi, contribuito al rafforzamento dei rapporti tra i Paesi intervenuti ed a creare una maggiore consapevolezza circa la necessità di potenziare la cooperazione – di polizia e giudiziaria – nel contrasto al narcotraffico con tutti i Paesi coinvolti.