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Il 14 dicembre, si è tenuto presso la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga il workshop Narcotraffico nel web e dark web: nuove frontiere di contrasto di un fenomeno in evoluzione, a conclusione del Corso Digital Investigation and Intelligence organizzato nell’ambito del progetto ICARUS in collaborazione con il Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Alla giornata formativa hanno preso parte 60 corsisti, tra appartenenti alle forze di polizia del territorio e rappresentanti della DCSA.

All’inizio del consesso il Direttore Centrale, Gen. C.A. G. di F. Antonino Maggiore, ha fatto il suo saluto di benvenuto ai partecipanti, manifestando la propria soddisfazione per la realizzazione di una giornata studio dedicata ad un argomento di assoluta attualità, che coinvolge la tematica del narcotraffico da un nuovo punto di vista, ovvero dai nuovi e complessi canali del mercato digitale attraverso l’utilizzo degli innumerevoli strumenti offerti dal web. Il traffico di stupefacenti, infatti, è riuscito a ritagliarsi uno spazio virtuale importante, generando un enorme volume d’affari che ha consentito ad abili criminali, esperti d’informatica, di arricchirsi, facendo leva sulle potenzialità che il web offre in termini di “anonimato” nella navigazione e nelle procedure di pagamento – bitcoins – per gli illeciti acquisti effettuati.

Nel corso degli interventi sono state approfondite, anche con esercitazioni pratiche, tematiche particolari, quali: le investigazioni dalla dimensione fisica a quella virtuale, il black market e la vendita di droga on line, il dark web, le azioni di contrasto e tecniche di infiltrazione con un focus su alcuni casi operativi conclusi, la ricostruzione di regolamenti finanziari effettuati attraverso la rete per i pagamenti di illeciti traffici di sostanze stupefacenti, il Digital e Cloud Forensic, lo strumento del captatore informatico, le investigazioni digitali su big data, bot, cryptovalute e blockchain e i reati connessi.

Uno spazio importante è stato dedicato anche alla nuova frontiera del Metaverso e alle future indagini in tale spazio, una realtà virtuale aumentata, ancora in fase di sviluppo, in cui le persone connesse potranno interagire tra loro così come avviene nel mondo fisico. Il Metaverso, oltre alla sua straordinaria evoluzione, consentirà anche l’accesso a nuovi canali di distribuzione di stupefacenti, da parte di coloro che possono allestire spazi privati – c.d. workrooms – per realizzare attività illecite e comunicare con altri criminali.

Un altro argomento che ha suscitato particolare interesse ha riguardato la relazione tra le indagini digitali e l’acquisizione della prova nel processo penale. Negli ultimi anni, infatti, agli strumenti probatori tradizionali si sono aggiunti quelli digitali, ad esempio acquisiti tramite il captatore informatico, che hanno posto problemi giuridici sulla loro utilizzabilità che il legislatore, la dottrina e la giurisprudenza devono continuare ad affrontare. La particolare natura immateriale dei dati digitali/online (web e social) comporta che essi possano essere modificati, alterati, danneggiati e distrutti. Il momento più delicato nell’attività di acquisizione della prova è che essa avvenga in maniera tecnicamente idonea e che la stessa non abbia subito contaminazioni, sia dopo che i dati sono stati raccolti e sia nella successiva fase di analisi, per rendere attendibili e riproducibili i risultati dell’esame. In tale ambito sono state, pertanto, esaminati sotto quali vesti i dati digitali confluiscono nel processo, sono state analizzate le forme e i casi di acquisizione dei medesimi e ed infine illustrate le potenzialità della prova digitale che, comunque, viene affiancata a quella raccolta attraverso i tradizionali mezzi di indagine, integrata dall’esperienza data dal fattore umano, ovvero dall’investigatore.

Hanno fornito il loro prezioso contributo al Corso, esperti del settore appartenenti alle forze di polizia (del Nucleo Speciale Tutela Privacy e Frodi Tecnologiche della Guardia di Finanza, del ROS dell’Arma dei Carabinieri e dello SCO della DAC della Polizia di Stato) e qualificati docenti dell’Università degli studi di Foggia, specializzati in materia.

VISITA RAPPRESENTANTI DELL’UNODC E DELLA GUINEA BISSAU, DEL GAMBIA E DEL SENEGAL.

Il 12 dicembre, il Direttore Centrale, Gen. C.A. G. di F. Antonino Maggiore – accompagnato dai Direttori del I e III Servizio, dai rispettivi Capi Divisione e dall’Esperto per la sicurezza di Dakar – ha ricevuto in visita, unitamente a rappresentanti della Direzione Centrale Polizia Criminale (DCPC) e dell’Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di Polizia, membri dell’UNODC e capi delegazione dei Paesi dell’Africa occidentale (Guinea Bissau, Gambia e Senegal), giunti con lo scopo di presentare l’operazione Open Roads  (Strade Aperte) III e porre le basi per rafforzare la cooperazione, il coordinamento e lo scambio di informazioni per contrastare il narcotraffico che coinvolge i rispettivi Paesi.

L’Africa occidentale costituisce, infatti, un’area particolarmente vulnerabile al traffico illecito di stupefacenti – in particolare di cocaina – che, per la sua natura transnazionale, ha determinato nel tempo la necessità di avviare forme di cooperazione che hanno trovato il sostegno dell’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine (UNODC), con cui è stata avviata l’operazione “Strade aperte”, volta, per l’appunto, a rafforzare gli strumenti di collaborazione in materia di traffico illecito di narcotici.

All’inizio dell’incontro, il Gen. Maggiore, nel dare il suo benvenuto agli ospiti, ha illustrato la struttura organizzativa della DCSA e delle sue funzioni. In tale contesto, nell’evidenziare la complessità del sistema italiano, caratterizzato dalla presenza di una pluralità di forze di polizia, ha descritto la fondamentale azione di coordinamento esercitata, nel settore del narcotraffico, dalla Direzione Centrale, una delle più longeve e riuscite esperienze interforze in seno alle forze di polizia nazionali. Tra gli argomenti trattati, un particolare focus è stato destinato a quello della rete di esperti per la sicurezza, distaccati all’estero nei crocevia internazionali della produzione, transito e del traffico illecito della droga, che promuovono prioritariamente la cooperazione di polizia contro il narcotraffico e svolgono attività di studio, osservazione e raccordo con i competenti organismi esteri. La gestione dei flussi informativi e l’attività degli esperti sono gli elementi strutturali della cooperazione internazionale, in cui si esprime la centralità della Direzione nel dispositivo di contrasto antidroga. Nel prosieguo, è stato illustrato un altro fondamentale aspetto che connota la DCSA, costituito dal coordinamento operativo delle cosiddette “operazioni speciali” (operazioni sotto copertura e consegne controllate), nonché la posizione di referente nazionale per le richieste di abbordaggio (ex art. 17 Convenzione ONU del 1988) del naviglio sospettato di trasportare sostanze stupefacenti in acque internazionali.

Hanno poi preso la parola i rappresentanti dell’UNODOC (Cheikh Toure e Daouda Gadiaga) referenti per l’area, che hanno illustrato il programma “Strade aperte III” con un particolare focus sulle cd consegne controllate e un resoconto dei sequestri effettuati nell’ambito del citato progetto. I successivi interventi, da parte dei capi delegazione, Direttori e responsabili delle polizie antidroga dei Paesi africani partecipanti, hanno posto l’attenzione sull’esigenza di ottenere forme di supporto da parte dell’Italia, sia sul piano formativo per addestrare le forze di polizia sulle tecniche di indagine e conoscere gli aspetti normativi attraverso cui la polizia giudiziaria opera sul territorio nazionale, sia da un punto di vista materiale per implementare le dotazioni degli strumenti  tecnico-operativi, necessari per svolgere monitoraggio e controlli approfonditi sulle merci che giungono via  mare nei rispettivi Paesi, in particolare dall’America Latina, allo scopo di intercettare i carichi di droga occultati, soprattutto cocaina, per la gran parte solo in transito nel West Africa e destinata, invece, all’Europa.

Il Direttore centrale Maggiore, nel manifestare la disponibilità di fornire il supporto richiesto, ha evidenziato come sia necessario, prima di poter avviare forme efficaci di cooperazione, sviluppare dei programmi a medio-lungo periodo per condividere metodologie addestrative e  “costruire” best pratices comuni che sono fondamentali per poi formalizzare, attraverso i canali diplomatici, forme di collaborazioni operative bilaterali, i c.d. MOA (Memorandum operativi antidroga), base, queste ultime, per lo sviluppo di successive  operazioni congiunte contro la criminalità organizzata ed il narcotraffico transnazionale. In tale senso è stato dato risalto anche all’importanza di una formazione che tenga conto delle tecniche investigative connesse all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati, quale strumento per contrastare in maniera più efficace le ricchezze delle organizzazioni criminali. Concludendo, il Direttore della DCSA ha espresso la più ampia disponibilità per porre le basi di una futura collaborazione tra i rispettivi Paesi, impegnandosi a raccogliere, anche tramite il prezioso apporto dell’Esperto per la sicurezza a Dakar, le richieste e proposte avanzate dai rappresentanti delle delegazioni  dei Paesi dell’Africa occidentale

Al termine della giornata i partecipanti hanno manifestato la propria soddisfazione per il proficuo confronto che rappresenta un primo passo per la realizzazione di forme di collaborazione e condivisione delle informazioni tra i rispettivi Paesi, nella consapevolezza che solo uno sforzo congiunto può strategicamente riuscire a contrastare i pericoli derivanti dalle organizzazioni criminali dedite al traffico internazionale di droga.

 

MEETING DI ALTO LIVELLO, ORGANIZZATO DALLA DCSA IN COOPERAZIONE CON INTERPOL, AMBITO PROGETTO ICARUS (DCSA-DPA).

Nell’ambito dell’iniziativa denominata “Icarus, che la DCSA ha in corso con il Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio (DPA), è stata sviluppata la progettualità The Southern Route –  la Rotta del Sud –  in collaborazione con il Segretariato Generale di Interpol Lione. Il progetto, incentrato sulla c.d. “rotta africana dell’eroina”, ha preso impulso dalla 2^ Conferenza Globale sul traffico di droga, promossa, nel settembre 2019 a Città del Capo in Sudafrica, dal Segretariato Generale di Interpol Lione, alla quale hanno preso parte 194 delegati di 97 Stati. In quel consesso si è tenuto un incontro dedicato al traffico di eroina lungo la cd “Rotta del Sud”, che vede l’Italia tra i punti europei di arrivo di carichi di oppiacei che transitano attraverso Kenya, Madagascar, Mauritius, Mozambico, Sud Africa, Tanzania ed Uganda.

Sulla base di tali premesse, la DCSA ha posto le basi – previe intese con la DCPC – per una progettualità che coinvolge i citati Paesi africani ed il Segretariato Generale di Interpol Lione e che ha visto l’avvio con il primo Convegno high level meeting – organizzato a Roma, presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia (SPIF), nelle giornate del 26 e 27 ottobre 2022.

Al Convegno hanno partecipato, oltre al Direttore Centrale per i Servizi Antidroga – che ha aperto e chiuso i lavori – i Direttori del I e III Servizio e Dirigenti ed Ufficiali della DCSA, i rappresentanti di  INTERPOL, il Direttore ed ufficiali del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP) della DCPC, i rappresentanti delle forze di polizia italiane, le autorità antidroga di Kenya, Madagascar, Mauritius, Mozambico, Sud Africa, Tanzania ed Uganda e il Capo dell’Ufficio della DEA americana a Roma; all’inaugurazione dell’evento hanno preso parte, anche, il Direttore dello SPIF, che ha ospitato il meeting, un rappresentante del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Direttore del Servizio Relazioni Internazionali dell’Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di polizia ed il  Vice Direttore Generale della P. di S.  – Direttore Centrale della Polizia Criminale – Prefetto Vittorio Rizzi.

L’evento si è aperto con il saluto di benvenuto del Direttore dello SPIF, Gen. D. CC Giuseppe La Gala che ha manifestato grande soddisfazione per il fatto di ospitare questo importante incontro internazionale di specialisti nel settore antidroga ed ha augurato buon lavoro ai partecipanti.

A seguire, è intervenuto il Direttore Centrale per i Servizi Antidroga, Gen. C.A. G. di F. Antonino Maggiore evidenziando che l’iniziativa ha la finalità di costituire un gruppo di lavoro, formato dai delegati dei Paesi che hanno aderito al progetto, per analizzare ed affrontare la minaccia che coinvolge il nostro territorio e i paesi africani, nella consapevolezza che solo uno sforzo congiunto, attraverso una costante collaborazione – sia su scala bilaterale che multilaterale – ed il coinvolgimento di organismi di polizia internazionale come l’Interpol, può strategicamente riuscire a contrastare i pericoli derivanti dalla criminalità organizzata in generale e dal traffico di droga in particolare.

Nel concludere il suo intervento, il Direttore Centrale Maggiore ha citato un passo del discorso del giudice Giovanni Falcone, tenuto nel 1984 presso il Consiglio Regionale del Piemonte, nel corso del quale, parlando proprio della cooperazione internazionale contro i traffici di droga, aveva evidenziato che “(…) le organizzazioni criminali non hanno problemi di confini e che operano con disinvoltura in tutto il mondo, per cui ogni ritardo nella cooperazione internazionale per la repressione del fenomeno si rivolge in ulteriori vantaggi per tali organizzazioni, che di giorno in giorno diventano sempre più efficienti e pericolose (…) non ha nessuna importanza che la droga venga sequestrata in un Paese anziché in un altro e ad opera di un determinato organismo di polizia, anziché di un altro; l’unica cosa importante è che l’operazione di polizia venga compiuta nel modo più efficace e questo è l’unico risultato cui dovrebbero mirare gli sforzi congiunti delle polizie dei vari Paesi, accomunate da questa unica e superiore finalità di efficienza. (…) E, soprattutto, è indispensabile che tale collaborazione si attui al fine di rintracciare e confiscare i beni illecitamente acquisiti, così deprivando le organizzazioni criminali, fondate esclusivamente sul fine di lucro, del loro potere economico, sul quale è basata fondamentalmente la loro pericolosità sociale (…)”.

Successivamente, ha preso la parola Mr. Josè De Gracia Romero, Assistant Director Criminal Networks Directorate del Segretario Generale INTERPOL di Lione che ha sottolineato l’importanza del progetto, finalizzato ad accrescere la conoscenza reciproca tra gli “attori” della lotta al narcotraffico ed al crimine organizzato dei diversi Stati ed incentivare gli scambi informativi e “formativi” tra gli stessi, con l’obiettivo di potenziare la cooperazione internazionale nel settore.

A seguire, è intervenuta la dott.ssa Elisabetta Simeoni, Direttore Generale presso il Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha evidenziato come la DCSA e il DPA rappresentino le due facce della stessa medaglia sul fronte del contrasto alle droghe, operando in comunione di intenti con l’obiettivo da un lato di prevenire, facendo diminuire  la domanda ed attuando le procedure necessarie per prendere in carico le tossicodipendenze e, dall’altro, intervenendo con le attività repressive affinché si riduca l’offerta.

Successivamente, ha fatto il suo intervento il Direttore del Servizio Relazioni Internazionali dell’Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di polizia, Dirigente Superiore P. di S. Eufemia Esposito, la quale ha posto l’attenzione sull’efficiente attività di coordinamento esistente tra le forze di polizie italiane, evidenziando come questa logica debba essere un modello da replicare anche a livello internazionale.

Al termine è intervenuto, in videocollegamento, il Vice Direttore Generale della P. di S.  – Direttore Centrale della Polizia Criminale – Prefetto Vittorio Rizzi, che ha esteso il proprio saluto agli organizzatori e partecipanti all’evento, manifestando il proprio compiacimento per la realizzazione del progetto, che pone le basi per consolidare i rapporti di collaborazione tra gli Stati interessati.

Dopo l’apertura ufficiale dell’evento, i lavori della “due giorni” si sono sviluppati in 3 panel tematici, organizzati dalla DCSA con un taglio tecnico, dedicati al confronto sugli aspetti operativi dei sistemi di controllo e contrasto del traffico di eroina attraverso i porti e gli aeroporti (expertise/best practices) e sulle operazioni speciali: attività sottocopertura e consegne controllate.

A chiusura del convegno, il Direttore della DCSA Maggiore, nel salutare e ringraziare i partecipanti all’evento, ha manifestato la propria soddisfazione per il proficuo confronto che si è sviluppato durante le due giornate di lavoro, che apre nuove prospettive per una collaborazione antidroga sempre più stretta tra i Paesi coinvolti, necessaria per poter fronteggiare una minaccia “globale”, che travalica i confini e colpisce tutti.

 

Il 10 novembre 2022, il Direttore Centrale della D.C.S.A., Gen. C.A. G. di F. Antonino Maggiore – unitamente ai Direttori, Dirigenti e  collaboratori dei tre Servizi, all’Esperto per la Sicurezza ad Istanbul e all’Ufficiale di Collegamento al MAOC /N ha ricevuto in visita istituzionale il Direttore del Dipartimento Antidroga della Polizia Nazionale turca, Ibrahim H. Seydiogullari, accompagnato dal Vice Direttore, Soner Yildirim, dal Direttore della Divisione per il contrasto al riciclaggio dei proventi del traffico degli stupefacenti, Mehmet Faith Ucar e da due funzionari dell’Ambasciata turca a Roma.

Nel corso dell’incontro, il Gen. Maggiore ha illustrato la struttura organizzativa della DCSA e le sue funzioni. In tale contesto, nell’evidenziare la complessità del sistema italiano, caratterizzato dalla presenza di una pluralità di forze di polizia, ha descritto la fondamentale azione di coordinamento esercitata, nel settore del narcotraffico, dalla Direzione Centrale, una delle più longeve e riuscite esperienze interforze in seno alle forze di polizia nazionali. Tra gli argomenti trattati, un particolare focus è stato destinato a quello della rete di esperti per la sicurezza, distaccati all’estero nei crocevia internazionali della produzione, transito e del traffico illecito della droga, che promuovono prioritariamente la cooperazione di polizia contro il narcotraffico e svolgono attività di studio, osservazione e raccordo con i competenti organismi esteri. La gestione dei flussi informativi e l’attività degli esperti sono gli elementi strutturali della cooperazione internazionale, in cui si esprime la centralità della Direzione nel dispositivo di contrasto antidroga.

Nel prosieguo, è stato illustrato un altro fondamentale aspetto che connota la DCSA, costituito dal coordinamento operativo delle cosiddette “operazioni speciali” (operazioni sotto copertura e consegne controllate), nonché la posizione di referente nazionale per le richieste di abbordaggio del naviglio sospettato di trasportare sostanze stupefacenti in acque internazionali. Da ultimo, è stato anche dato risalto all’istituzione all’interno della Direzione di una Sezione operativa, denominata “Drug@online”, che ha il compito di monitorare la rete internet, al fine di fornire il coordinamento delle attività repressive del commercio illecito di droga avvalendosi delle potenzialità della rete.

Un altro argomento che ha suscitato interesse è stato quello relativo alla prevenzione, nel cui ambito la DCSA, unitamente a rappresentanti delle istituzioni, della società civile e testimonial, partecipa ad incontri presso le scuole con studenti, genitori ed insegnanti per creare dei momenti di riflessione e confronto in merito all’uso delle sostanze stupefacenti. L’obiettivo perseguito è quello di mettere in condizione i giovani di prendere coscienza dei rischi che derivano dalla droga, sia sul piano individuale, sociale, sanitario e legale e, di conseguenza, fornirgli gli strumenti necessari per valutare in maniera responsabile le proprie scelte verso la legalità e la salute. Tale attività informativa assume una notevole importanza anche da un punto di vista strategico, nella consapevolezza che la prevenzione e la repressione costituiscono le facce della stessa medaglia, in quanto l’una cerca di diminuire la domanda e il danno, l’altra di ridurre l’offerta della droga sul “mercato”. In proposito, il Direttore centrale ha citato la collaborazione con il DPA, nell’ambito del progetto ICARUS e, in particolare, la partecipazione alla campagna di informazione HUGS NOT DRUGS destinata prevalentemente ai giovani.

Al termine della visita i partecipanti hanno manifestato la propria soddisfazione per il proficuo confronto e la ferma volontà di consolidare sempre di più la collaborazione tra i rispettivi Paesi, per fronteggiare in maniera più efficace e determinante la minaccia del narcotraffico.

ESEGUITE 42 MISURE CAUTELARI PERSONALI IN ITALIA, SPAGNA E OLANDA NEI CONFRONTI DI DUE ASSOCIAZIONI CRIMINALI TRANSNAZIONALI PER TRAFFICO INTERNAZIONALE DI STUPEFACENTI.

Il 10 novembre u.s., il GICO del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Milano ha dato esecuzione ad un’ordinanza di misure cautelari nei confronti dei componenti di due distinte organizzazioni criminali transnazionali – operative tra la Spagna ed il territorio nazionale – in grado di movimentare, tra il 2019 ed il 2021, oltre sei tonnellate di sostanze stupefacenti, tra marjuana ed hashish. La DCSA ha supportato  l’attività investigativa con il costante contributo informativo fornito e  svolgendo  una importante azione di  coordinamento operativo nell’ambito della collaborazione internazionale antidroga.

Si riporta il testo del comunicato stampa ed il video dell’operazione:

GUARDIA DI FINANZA

COMANDO PROVINCIALE MILANO

GDF MILANO: OPERAZIONE “MADERA 2019”. CONTRASTO AL TRAFFICO DI SOSTANZE STUPEFACENTI. ESEGUITE 42 MISURE CAUTELARI PERSONALI IN ITALIA, SPAGNA E OLANDA.

I finanzieri del Comando Provinciale di Milano, nell’ambito di un’attività di indagine coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della locale Procura della Repubblica, stanno dando esecuzione – su tutto il territorio nazionale – ad una ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 42 soggetti di nazionalità italiana, spagnola e albanese, per traffico internazionale di sostanze stupefacenti, tra i quali uno con precedenti per associazione mafiosa.

Nei confronti di 6 dei soggetti destinatari della suddetta misura, è in corso di esecuzione specifico Mandato di Arresto Europeo in Spagna ed Olanda, a cura dei competenti organi collaterali di polizia esteri con il supporto di Eurojust ed Europol.

Le indagini di polizia giudiziaria ed economico-finanziaria, svolte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Milano, con l’ausilio tecnico del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), hanno permesso di ricostruire l’operatività di due distinte associazioni criminali transnazionali, in grado di movimentare – complessivamente – oltre sei tonnellate di stupefacenti, del tipo marijuana e hashish, nel solo periodo compreso tra il 2019 ed il 2021.

L’itinerario transnazionale del narcotraffico, individuato tra la Spagna e il territorio nazionale, con destinazione prevalente nella Regione Lombardia, ha inoltre reso necessaria l’attivazione dei canali di collaborazione giudiziaria e di polizia, avviati anche grazie al supporto del II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza e della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga (D.C.S.A.).

Nel corso delle attività di indagine – che hanno consentito di sottoporre a sequestro quasi mezza tonnellata di droga, unitamente a oltre mille ricariche per sigarette elettroniche a base di cannabinoidi – è stato appurato da parte dei sodalizi criminali investigati:

– l’utilizzo di vaste, capillari e articolate reti logistiche di approvvigionamento, trasporto, stoccaggio e distribuzione dello stupefacente, realizzate attraverso la costituzione di plurime società di comodo ed il ricorso a numerose spedizioni di copertura;

– l’impiego di apparati smart-phone dotati di sofisticate applicazioni per la trasmissione criptata delle comunicazioni;

–   il ricorso ad un sistema di trasferimento dei proventi del traffico di droga estraneo ai tradizionali circuiti finanziari, basato su meccanismi di compensazione informale delle partite di denaro (c.d. hawala o fei chi’en).

Sono attualmente in corso perquisizioni su tutto il territorio nazionale che, con riferimento alla città di Milano, vedono impiegate unità cinofile antidroga della Guardia di Finanza e del Corpo della Polizia Locale di Milano, con il supporto dell’unità mobile di Europol.  

 

 

LA POLIZIA NAZIONALE SPAGNOLA HA SEQUESTRATO 1.500 KILI DI HASCHISH E 75 KILI DI MARIJUANA ED ARRESTATO TRE PERSONE. BARCELLONA, 18 OTTOBRE 2022.

Nell’ambito della collaborazione  di polizia e giudiziaria tra Italia e Spagna, nel contrasto al narcotraffico internazionale,  il 18 ottobre scorso le autorità iberiche, su input italiano, hanno sequestrato 1500 kg di hashish e 75 kg di marijuana ed arrestato 3 soggetti coinvolti nel traffico illecito, facenti parte di un’organizzazione criminale, che avevano il compito, in particolare, di custodire lo stupefacente pronto per la successiva “distribuzione”.

La Direzione Centrale per i Servizi Antidroga ha supportato l’attività, coordinando  la cooperazione internazionale di polizia con le autorità spagnole. L’ indagine svolta in Spagna si è sviluppata a seguito di informazioni della Squadra Mobile della Polizia di Stato di Torino, trasmesse dalla DCSA – attraverso l’Esperto per la Sicurezza a Barcellona –  alla polizia nazionale spagnola, accompagnate da un Ordine Europeo di Indagine (OEI) della Procura della Repubblica di Torino.

Di seguito il testo del comunicato stampa delle autorità spagnole.

COMUNICATO STAMPA

MINISTERIO  DEL INTERIOR                                                                                                             DIRECCIÓN GENERAL DE LA POLICÍA    

Le indagini sono state effettuate nell’ambito di un Ordine Europeo di Indagine emesso dalla Procura di Torino    

La Policía Nacional arresta 3 persone e sequestra 1.500 kg di hascisc e 75 kg di marihuana.

  • L’operazione si è conclusa con una perquisizione domiciliare che ha portato all’arresto di tre persone e al sequestro di un grosso quantitativo di droga.
  • L’operazione è stata condotta congiuntamente dall’UDYCO della Brigada Provincial de Policía Judicial di Barcellona, la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e la Procura della Repubblica Italiana.

18 ottobre 2022 – Tre persone sono state arrestate dagli agenti della Policía Nacional a seguito della perquisizione effettuata all’interno di un’abitazione situata nella località di San Vicenc dels Horts, Barcellona. I soggetti, di nazionalità spagnola erano incaricati di custodire un ingente quantitativo di sostanza stupefacente, nello specifico 1599 kg di hascisc e 75 kg di marihuana.

Le indagini sono state avviate in seguito ad alcune informazioni giunte alla Squadra Mobile della Polizia di Stato di Torino, sulla possibilità che un’organizzazione criminale molto attiva in Italia, dedita, soprattutto, al traffico di sostanze stupefacenti, opererebbe anche in Spagna.

Dopo aver ricevuto queste informazioni attraverso i consueti canali di cooperazione di polizia a livello europeo, la Sezione Stupefacenti della Brigada Povincial de Policía Judicial di Barcellona ha avviato una serie di attività tese a confermare la veridicità dei fatti.

Le indagini condotte hanno consentito di stabilire l’esistenza di un collegamento tra l’organizzazione criminale con sede in Italia e le persone incaricate di custodire lo stupefacente, una volta introdotta in Spagna per la successiva distribuzione.

Le attività di controllo e pedinamento hanno evidenziato comportamenti sospetti compatibili agli schemi utilizzati dai soggetti, che all’interno delle organizzazioni criminali dedite al narcotraffico, si occupano di custodire lo stupefacente, come ad esempio l’adozione di misure di sicurezza durante gli spostamenti a piedi e in auto, l’utilizzo di vetture diverse intestate a persone diverse e movimento di borse di grandi dimensioni. Allo stesso modo, dallo studio del patrimonio delle persone indagate, è stato possibile dedurre l’incompatibilità del loro elevato tenore di vita con il reddito dichiarato.

Gli eccellenti risultati di questa indagine valorizzano l’eccellente coordinamento di polizia a livello europeo.

Per tutte queste ragioni e a seguito dei sviluppi investigativi, attraverso l’Esperto per la Sicurezza italiano presso il Consolato Generale d’Italia a Barcellona, è stata segnalata la necessità di dare seguito  alla richiesta delle autorità italiane e di procedere alla perquisizione domiciliare che ha portato  all’arresto dei soggetti di cui sopra e al sequestro di un ingente  quantitativo di sostanze stupefacenti che, una volta immesse sul mercato, avrebbero arrecato un grave danno alla salute pubblica e generato ingenti profitti per l’organizzazione criminale.

La richiesta di perquisizione è stata avanzata dalla Procura di Torino (Italia) in virtù  di un Ordine Europeo di Indagine  (OEI). In Spagna, la perquisizione è stata autorizzata dal Tribunale d’Istruzione nr 5 di Sant Feliu de Llobregat attraverso una procedura di Assistenza Giudiziaria Internazionale. Nei confronti dei tre arrestati, due uomini e una donna, è stato emesso un ordine di custodia cautelare.

   

 

Guarda il video dell’ operazione antidroga

 

 

 

Dal 17 al 28 ottobre scorso, presso la DCSA, si è svolto il “31° Corso per agenti sottocopertura”, con la partecipazione di 32 operatori delle FF.PP. (Polizia di Stato, Carabinieri, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e DCSA). Il corso, destinato alla formazione specialistica di operatori undercover da impiegare nei servizi antidroga, si è strutturato su due moduli addestrativi, della durata di una settimana ciascuno.

Durante il primo si è esaminato il quadro normativo italiano di riferimento, con un particolare focus sull’attività sottocopertura ed ha visto momenti formativi dedicati ai sodalizi criminali nazionali e mafiosi, attivi nel traffico di sostanze stupefacenti, alle “nuove” tecniche d’indagine per il contrasto del  narcotraffico attuato online (con l’utilizzo degli strumenti di pagamento elettronico delle droghe, quali i Bitcoin) ed alle connesse forme di riciclaggio. Sono state, inoltre, approfondite alcune tematiche specifiche: le tecniche operative  d’infiltrazione, la gestione delle identità sottocopertura, il supporto tecnico e utilizzo di apparati dedicati nell’ambito delle indagini undercover, il profiling delle sostanze stupefacenti (droghe sintetiche ed NPS) e l’individuazione dei laboratori clandestini.

Uno spazio importante è stato anche dedicato all’analisi delle rotte e dei traffici delle sostanze stupefacenti, nonché alla simulazione in aula di una o più operazioni da parte di undercover già specializzati ed all’analisi dell’impatto, della gestione e delle possibili criticità per l’operatore – sotto il profilo psicologico – di un’attività sottocopertura. Tali esercitazioni teorico-pratiche sono state guidate da qualificati funzionari psicologi della Polizia di Stato, proprio per analizzare al meglio e “far vivere” sui frequentatori stessi, la  complessità e le problematicità dello svolgimento e della gestione psicologica dello “stress” e del “vissuto” emotivo, tipici di  tali  attività undercover.

Hanno fornito il loro prezioso contributo al Corso,  qualificati docenti esperti  del settore, oltre che della DCSA, di altre Direzioni Centrali del Dipartimento della P.S. (DC di Sanità per gli psicologi della Polizia di Stato,  DCPC per lo SCIP,  DAC  P. di S. per il Servizio Centrale Operativo SCO ed il Servizio Polizia scientifica), di Uffici e Reparti delle FF.PP., specializzati in materia (Reparto Operativo Speciale dei CC, Nucleo Speciale Tutela Privacy e frodi  tecnologiche e SCICO della G. di F.), della Direzione Investigativa Antimafia (DIA), della Drug Enforcement Administration (DEA) e del mondo universitario (Università Sapienza di Roma e Università di Bologna).

 

 

 

 

 

 

 

 

Il 4 e 5 ottobre, si è tenuto a Rotterdam, nei Paesi Bassi, il congresso dedicato a “The Italian Approach”- “Il Metodo Italiano”, a cui hanno preso parte le autorità italiane e quelle olandesi, dedicato al modello italiano di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata di tipo mafioso, con un focus particolare sulla penetrazione dei gruppi criminali italiani negli asset economici ed infrastrutturali a maggiore rilevanza strategica di quel paese.
All’incontro, fortemente voluto dalla ministra della  giustizia  e sicurezza e dei Paesi Bassi Yeṣilgöz-Zegerius, hanno partecipato i massimi esperti italiani nella lotta alle mafie, che si sono confrontati con gli addetti ai lavori olandesi di alto livello, tra i quali funzionari e personale della Polizia olandese, del FIOD (Fiscal Information and Investigation Service), dell’Autorità giudiziaria e dello stesso Ministero della giustizia e sicurezza dei Paesi Bassi. Nella due giorni di incontri sono stati illustrati i profili storici, normativi e  operativi  della lotta alla mafia nell’esperienza pluriennale italiana, con il noto contributo di sangue pagato da “uomini di giustizia”, tra i quali sono stati ricordati i giudici Falcone e Borsellino e l’insegnamento lasciato in eredità: lavorare in cooperazione internazionale ed aggredire i patrimoni illeciti delle mafie – il famoso principio “follow the money“. Nello specifico, sono stati approfonditi i temi della documentazione ammnistrativa antimafia nell’azione di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata, l’azione di contrasto alla criminalità organizzata e il sistema del doppio binario tra repressione e misure di prevenzione patrimoniali, la politica antidroga sviluppata a livello nazionale e internazionale dall’Italia e l’attività legata alla prevenzione ed al contrasto alle organizzazioni criminali, anche in una prospettiva transnazionale. Le autorità olandesi hanno voluto un confronto particolare, oltre allo strumento delle misure di prevenzione patrimoniali, anche sul tema del regime carcerario speciale (41 bis) previsto per i detenuti mafiosi, sulle misure di protezione previste per i collaboratori e i testimoni di giustizia – gestite dal Dipartimento della Pubblica sicurezza per il tramite dell’Ufficio centrale per la sicurezza personale e del Servizio centrale di protezione (DCPC).
E’ intervenuto al Simposio, per la DCSA,  il Direttore Centrale  – Gen. C.A. G. di F. Antonino Maggiore – accompagnato dal Direttore del III Servizio  – Operazioni Antidroga –  Gen. B. CC Giancarlo Scafuri.
La delegazione del Dipartimento della pubblica sicurezza, guidata dal vicecapo della Polizia Vittorio Rizzi era composta dai vertici e da dirigenti  della stessa struttura dipartimentale. In particolare, hanno preso la parola il direttore dell’Ufficio per il coordinamento e la pianificazione delle Forze di polizia, Vittorio Lapolla – che è intervenuto con un focus sulla documentazione antimafia per la prevenzione e il contrasto della criminalità organizzata, misure  previste da una normativa nazionale di tipo speciale – il c.d. codice Antimafia –  e, quindi, il direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato (DAC) Francesco Messina – che ha approfondito la tematica relativa al sistema italiano del “doppio binario” nell’aggressione all’apparato militare e ai patrimoni illeciti delle mafie. In particolare, il contrasto alle mafie italiane viene orientato su due livelli, per colpire sia il controllo “sociale” che le  stesse esercitano con strumenti militari che il potere economico-finanziario derivante dagli ingenti profitti delle attività criminali, “che diventa anche potere politico”. Altro concetto evidenziato è la caratteristica delle mafie italiane (camorra, ‘ndrangheta, cosa nostra, mafia pugliese) che, oltre ad essere ben radicate sul territorio, si sono delocalizzate agendo in tutto il mondo, specialmente nel narcotraffico, con propri affiliati. Per questo sono sempre più necessarie le joint venture tra le polizie e le magistrature dei diversi stati. Successivamente, il direttore centrale per i servizi antidroga, Antonino Maggiore, ha svolto un approfondimento sulla policy antidroga sviluppata a livello nazionale ed internazionale attraverso la DCSA e, a seguire, il direttore della Direzione investigativa antimafia (DIA) Maurizio Vallone ha illustrato il dispositivo nazionale antiriciclaggio contro le organizzazioni  criminali mafiose.  
Nel corso del suo intervento,  il direttore della DCSA, Generale Maggiore,  ha descritto, inizialmente, l’architettura del sistema antidroga italiano,  sviluppato sui due livelli  complementari – politico ed operativo –  dagli attori della prevenzione e della repressione del fenomeno droga. Sul versante della “domanda”, ruolo principale viene svolto dal Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri – organo di coordinamento delle attività di prevenzione, cura, trattamento e reinserimento sociale e lavorativo dei tossicodipendenti –  mentre, nel settore della “riduzione dell’offerta”, funzione fondamentale è svolta dalle forze di polizia con le attività di contrasto antidroga e,  nel sistema,  ruolo centrale è quello assegnato alla DCSA – organo  di coordinamento info-investigativo nazionale ed internazionale e di supporto, anche tecnico ed economico alle indagini. Il direttore centrale Maggiore ha descritto la fondamentale azione di coordinamento esercitata dalla DCSA nel settore del narcotraffico, una delle più longeve e riuscite esperienze interforze in seno alle forze di polizia nazionali.  Un particolare focus è stato quello sulla rete degli esperti per la sicurezza, distaccati all’estero nei crocevia internazionali della produzione, transito e del traffico illecito della droga, che promuovono prioritariamente la cooperazione di polizia contro il narcotraffico e svolgono attività di studio, osservazione e raccordo con i competenti organismi esteri. In questo contesto è stata rimarcata la necessità di dare sempre il più ampio respiro internazionale alle indagini sui traffici di droga, per raggiungere  l’obiettivo della disgregazione delle associazioni criminali nella loro interezza nei territori di tutti gli Stati coinvolti.
La gestione ed il coordinamento dei flussi informativi e l’attività degli esperti all’estero sono gli elementi strutturali della cooperazione internazionale, in cui si esprime la centralità della Direzione nel dispositivo di contrasto antidroga. Da ultimo, è stato anche dato risalto all’istituzione all’interno della DCSA della sezione operativa “Drug@online”, che ha il compito di monitorare la rete internet, al fine di fornire il coordinamento delle attività repressive del commercio illecito di droga, svolto dai trafficanti avvalendosi delle potenzialità del web.
Durante la due giornate si sono tenuti nove workshop tematici, a cui hanno preso parte qualificati esperti delle Forze di polizia italiane (DCSA, DCPC, UCIS, DIA, DAC, ROS e SCICO), nel corso dei quali sono stati approfonditi – in un proficuo confronto con esponenti della polizia e della magistratura olandesi – i più significativi ambiti legati alla prevenzione ed al contrasto alle organizzazioni criminali e del narcotraffico, con approfondimenti di tipo tecnico-operativo;  la riflessione ed il confronto sviluppato durante questi tavoli tecnici si sono incentrati sulle metodologie di indagine maturate nell’esperienza italiana, nel contrasto alle mafie ed al narcotraffico, sulle tecniche investigative  ed i particolari strumenti  disponibili ed utilizzati, sulla condivisione sinergica di informazioni e di buone prassi che produce una concreta cooperazione di polizia e giudiziaria , arma vincente per un efficace contrasto criminale.
La DCSA ha partecipato attivamente al workshop dedicato al tema ” condivisione dati”, replicato due volte nel corso della giornata, con un intervento del direttore del III servizio Operazioni della DCSA , Generale  Scafuri; allo stesso tavolo di confronto  tecnico con  i colleghi olandesi ha preso parte il direttore del SCIP della DCPC, Gen.B. G. di F. Giampiero Ianni. Le tematiche principali del tavolo sono state la centralizzazione e specializzazione  dei flussi informativi, condizioni necessarie per  l’avvio e lo sviluppo della collaborazione internazionale di polizia e giudiziaria nel contrasto alle mafie e al narcotraffico.

Il Generale Scafuri ha approfondito il tema della “Lotta al narcotraffico: le modalità operative del coordinamento”; nel suo contributo ha sottolineato, in particolare, l‘importanza e la necessità della circolazione e dello scambio delle informazioni operative tra gli investigatori, portando esempi concreti  di indagini congiunte che dimostrano l’efficacia della condivisione del flusso informativo di polizia e giudiziario, a livello nazionale ed internazionale, nel contrasto al narcotraffico internazionale ed alle criminalità organizzate di tipo mafioso che vi sono implicate.
Ha proseguito illustrando la tipicità del sistema italiano che prevede il coordinamento investigativo delle diverse forze di polizia nazionali  nel  settore antidroga  da parte della DCSA. L’azione della Direzione in questo settore  è fondamentale, sia  a  livello “interno” che “esterno”, in quanto  è l’unico organismo centrale italiano che ha il compito di ricevere e condividere tutte le informazioni relative al narcotraffico, oltre a coordinare le forze di polizie nella collaborazione internazionale con quelle estere. In questo contesto, inoltre, prezioso  è  il contributo della rete degli Esperti  per la sicurezza, in particolare della DCSA, collocati nelle aree, dei diversi continenti, strategiche per la lotta al traffico di stupefacenti. La DCSA, attraverso un costante confronto e scambio operativo con tutti i Paesi coinvolti, punta a potenziare sempre più  la cooperazione nel contrasto antidroga.

Le informazioni “scambiate” – date, ricevute ed elaborate – sono proprio  gli input necessari ad avviare indagini nei propri paesi,  a sviluppare conseguenti attività investigative congiunte e ad organizzare le operazioni speciali – le consegne controllate e le attività sottocopertura – che, ben oltre il risultato immediato del sequestro di droga, sono preziosi strumenti in grado di smantellare le organizzazioni criminali che gestiscono il narcotraffico e gli enormi profitti che ne derivano; ulteriore tematica  affrontata è stata, infatti,  quella della conseguente “aggressione” ai patrimoni  delle mafie, frutto dei traffici illeciti che l’Italia – grazie ad una normativa dedicata, colpisce con il famoso sistema del “doppio binario”: sequestri e confische di tipo preventivo e di tipo penale.  Complementare, nello stesso tavolo tecnico, è stato il contributo del  Direttore del SCIP  della DCPC dedicato alla “condivisione dei dati nel Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia”, nel quale  ha illustrato le grandi potenzialità dei sistemi informativi nazionali, in relazione al generale interscambio di notizie info-investigative con le polizie straniere, necessario per la cooperazione di polizia internazionale nei diversi settori criminali. In tale ambito, è stata evidenziata l’efficacia del progetto I – CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta), nato  da un accordo del 2020 tra il Dipartimento della Pubblica Sicurezza e Interpol, cui aderiscono 11 Paesi, con lo scopo di accrescere la cooperazione internazionale di polizia nel contrasto alla ‘ndrangheta.

A chiusura degli interventi della delegazione italiana ha preso la parola il  vicecapo della polizia  prefetto Vittorio Rizziche ha incentrato il proprio  contributo  sulla lotta alla criminalità organizzata ed il metodo antimafia. Proseguendo ha evidenziato la necessità di rafforzare sempre di più la cooperazione e la collaborazione operativa tra gli Stati, quale strumento imprescindibile per orientare in maniera efficace l’azione preventiva e repressiva.

In tale ambito è di fondamentale  importanza l’interscambio delle differenti professionalità ed esperienze tra i paesi, nonché la condivisione delle best pratices, al fine di sviluppare una strategia anticrimine unitaria e risolutiva, che comunque salvaguardi  la sfera dei diritti umani, quei diritti fondamentali riconosciuti dagli ordinamenti nazionali ed internazionali a difesa della dignità ed uguaglianza di tutti gli uomini.  Questo simposio, ha concluso Rizzi, è un eccellente esempio di come possa essere fruttuosa la cooperazione  tra Italia e Paesi Bassi proprio perché non si limita al confronto ed allo scambio di informazioni sui diversi sistemi normativi penali e giudiziari, bensì sia rivolto al confronto ed allo scambio operativo di best practises tra i  due Paesi, dì fondamentale  importanza nel settore del contrasto alle mafie, ai loro traffici illeciti, tra cui primeggia il business del narcotraffico ed al riciclaggio e reimpiego dei proventi delle loro  attività criminali. Al termine del Congresso, la ministra della Sicurezza e giustizia olandese ha manifestato il proprio apprezzamento per il successo dell’evento e per gli ottimi rapporti collaborativi tra Italia e i Paesi Bassi ed ha ringraziato le autorità italiane intervenute.
La stessa ministra ha divulgato l’evento sui social ed ha postato un  messaggio su Linkedin, che si  riporta qui tradotto:  “L’Italia ha purtroppo un’ampia esperienza del potere distruttivo della criminalità organizzata. La mafia esiste da centinaia di anni. Negli anni ’70 ed ’80 la mafia pensava di essere intoccabile. Le persone perbene ne hanno sempre più fatto le spese, come ad esempio i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Quegli omicidi hanno causato un vasto sdegno nell’opinione pubblica. E poi ad una accelerazione dell’approccio alla mafia. Un approccio più efficace e rigoroso con nuovi strumenti, misure e leggi. Nel corso della mia visita in Italia ho avuto modo di conoscere più da vicino il loro approccio alla criminalità grave. La cosa che mi ha più colpito è stato l’ampio respiro con cui gli italiani affrontano il problema. Negli ultimi anni anche noi abbiamo fatto dei passi in questa direzione e dobbiamo continuare così. In particolare voglio migliorare lo schema del collaboratore di giustizia, confiscare ancora più beni ai criminali e concentrare di più l’attenzione sul contrasto alle reti ed alle strutture di potere criminali nella loro interezza. Il contrasto non deve riguardare solo le figure di vertice, ma anche i collaboratori. Oggi ho partecipato ad un incontro unico tra italiani ed olandesi nel campo delle indagini. Questo simposio nei Paesi Bassi dimostra quanto siano stretti i nostri legami con l’Italia e quanto sia buona la cooperazione nelle indagini. Ne sono incredibilmente orgogliosa”.

Durante le due giornate di incontri  le autorità italiane hanno anche potuto visitare l’interno degli spazi portuali di Rotterdam e, quindi vedere da vicino  la vastità di tale struttura, e la sua “complessità” dal punto di vista dell’infiltrazione criminale internazionale e dei controlli.
Le grandi dimensioni e l’apparato logistico di questo porto rappresentano, infatti, una sfida continua per gli investigatori  impegnati nel  contrasto al  narcotraffico, sfida in cui il costante sforzo impiegato può essere più efficace solo se  svolto in cooperazione internazionale.

 

 

 

 

 

 

 

 

Il 7 ottobre, il Direttore Centrale della D.C.S.A., Gen. C.A. G. di F. Antonino Maggiore, ha fatto visita al Centro Italiano di Solidarietà (CeIS) don Mario Picchi di Roma – una delle più importanti comunità terapeutiche a livello nazionale a sostegno di coloro che sono caduti nel “tunnel” della droga – venendo accolto dal Presidente Dott. Roberto Mineo. L’Organizzazione, in linea con i principi che sono stati alla base della sua creazione negli anni ’70 del secolo scorso, sin da allora ha mantenuto vivo il suo impegno a combattere in prima linea contro il progressivo dilagare della diffusione della droga e delle sostanze stupefacenti in generale, una lotta che ancora oggi richiede un contributo continuo di mezzi morali e materiali unito ad un incessante riposizionamento di fronte alle nuove e crescenti insidie che questo nemico presenta.

Nel corso dell’incontro il Presidente della Onlus ha illustrato le procedure adottate dal Centro per la cura delle tossicodipendenze, incentrato sulle metodologie del Progetto Uomo, che prevede interventi sulla persona sia dal punto di vista terapeutico-riabilitativo che educativo. Una vota accolti nel Centro i ragazzi vengono avviati ad un complesso percorso durante il quale vengono costantemente seguiti per ridurre ed interrompere l’utilizzo di sostanze e stimolare e rafforzare la motivazione al cambiamento. Al termine del programma di riabilitazione è previsto lo svolgimento di attività lavorative, al fine di consentire il reinserimento sociale dell’interessato. Nel prosieguo, il Gen. Maggiore ha incontrato gli operatori della struttura ed ha parlato con alcuni ragazzi avviati al “Progetto Uomo”. Nel ringraziare il Presidente Mineo, il Direttore ha espresso il proprio plauso per l’oneroso e complesso lavoro svolto dall’associazione per ridare vita e speranza a quelle persone colpite dal dramma della droga, una realtà nei confronti della quale il CEIS e la DCSA indirizzano costantemente il loro impegno ed i loro sforzi, seppur in contesti diversi.

Il 6 ottobre, la Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha eseguito, sul territorio nazionale, un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP su richiesta del Procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, a carico di  36 persone – facenti parte di una articolata organizzazione criminale, con base logistica il Porto di Gioia Tauro e che gestiva un vasto traffico di stupefacenti dal Sud America – coinvolte in un vasto traffico transnazionale di sostanze stupefacenti, aggravato dalla finalità di agevolare la ‘ndrangheta. Tra gli arrestati, oltre a narcotrafficanti  internazionali, figura anche un funzionario dell’Agenzia delle Dogane. Contestualmente, la  stessa Guardia di Finanza ha dato esecuzione ad un provvedimento cautelare reale, finalizzato alla confisca dei beni nella disponibilità degli indagati fino alla concorrenza di un importo di oltre 7 milioni di euro. Nel corso delle attività, complessivamente sequestrate oltre 4 tonnellate di cocaina. I risultati dell’indagine – leggi qui il comunicato stampa  – sono stati illustrati  in una conferenza stampa, tenuta dal Procuratore Capo Bombardieri, con la partecipazione del Procuratore Aggiunto -DDA- G. Lombardo e dei Comandanti Regionale  – Calabria- (M. Geremia),  Provinciale (M.Cintura) e del Nucleo PEF della G. di F. di Reggio Calabria (M.Silvari).

Le indagini, avviate nel 2019 dal G.I.C.O. del Nucleo PEF di Reggio Calabria, sono state costantemente supportate dall’attività di coordinamento info-investigativo della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, che ha favorito e sostenuto la cooperazione con le polizie dei paesi europei, dell’area balcanica e sudamericani, interessati al traffico illecito. Le attività investigative si sono sviluppate anche grazie alla proficua collaborazione di Europol e della DEA americana (Drug Enforcement Administration).     

L’operazione ha consentito di smantellare un’articolata organizzazione criminale, attiva nello scalo portuale gioiese, che garantiva  il recupero di ingenti partite di narcotico giunte a bordo di navi cargo dal Sudamerica ed il successivo stoccaggio. Il sodalizio indagato era composto da esponenti delle principali famiglie mafiose di ‘ndrangheta, in grado di garantire l’importazione delle partite di cocaina, da coordinatori delle squadre di operai portuali infedeli e da operatori portuali incaricati di estrarre lo stupefacente dai container.

Il brillante risultato conseguito testimonia, ancora una volta, quanto sia necessaria la sinergica cooperazione a livello nazionale ed internazionale tra gli attori impegnati nel contrasto al narcotraffico, settore in cui la DCSA si impegna da sempre, con la costante attività di coordinamento investigativo e di  supporto – operativo, tecnico ed economico – alle indagini antidroga.

Video dell’operazione antidroga canale YouTube DCSA –     

L’operazione ha avuto ampia risonanza mediatica sia nella stampa che nelle reti televisive nazionali  TG2 (6 ottobre – min. 11,37) TG1 (7 ottobre – min. 11,04).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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