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THE MONEY APPROACH: NUEVAS MODALIDADES DE LUCHA CONTRA EL NARCOTRAFICO Y EL BLANQUEO DE DINERO

Il 28 e 29 marzo, la Procura Generale della Repubblica Dominicana e il Programma di cooperazione tra l’America Latina, i Caraibi e l’Unione Europea in materia di droga (COPOLAD III) – finanziato dall’Unione Europea e implementato dall’IILA, in consorzio con la Federazione Iberoamericana per l’Internazionalizzazione dell’Amministrazione Pubblica, FIIAPP – hanno organizzato un seminario dedicato alle nuove modalità di lotta al traffico di droga e al riciclaggio di denaro sporco. All’evento hanno preso parte qualificati esperti del settore di Italia, Spagna, Bolivia, Colombia, Costa Rica, Honduras, Guatemala, Perù, Panama e Repubblica Dominicana. Per l’Italia, hanno partecipato il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Dott. Giovanni Melillo e il Direttore Centrale per i Servizi Antidroga, Gen. C.A. G. di F. Antonino Maggiore, accompagnato dal Capo del I Servizio, Dir. Sup. P. di S. Dott. Emilio Russo, e dall’Esperto per la Sicurezza a Santo Domingo, Ten. Col. CC Andrea Azzolini. 

I lavori si sono sviluppati, nel corso delle due giornate, attraverso panel ed alcune lectiones magistrales che, partendo dal money approach – nella scia del noto metodo  investigativo follow the money, ideato negli anni ’80 da Giovanni Falcone ed utilizzato nella lotta contro la mafia – hanno affrontato le tematiche relative al traffico di droga, nello scenario che coinvolge la comunità internazionale e che si riflette anche in altri contesti criminali, come il riciclaggio di denaro, gli investimenti illeciti, l’uso illecito della tecnologia ed il ricorso a reati più tradizionali come la corruzione e l’estorsione.

Il seminario è stato aperto dal Segretario Generale dell’IILA Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana, Min. Antonella Cavallari, insieme alla Procuratrice Generale della Repubblica Dominicana, Miriam Germán Brito. A seguire, il saluto di benvenuto ai partecipanti rivolto dal Rettore della Scuola Nazionale dei Pubblici Ministeri, Marien Montero Beard, e dall’Ambasciatore dell’Unione Europea nella Repubblica Dominicana, Katja Afheldt, alla presenza dei rappresentanti del corpo diplomatico.

Nel corso del suo intervento il Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Dott. Giovanni Melillo, ha approfondito la tematica relativa alla lotta al narcotraffico con uno specifico focus sull’America Latina e l’Europa, descrivendo l’evoluzione di tale fenomeno nel corso del tempo e gli strumenti normativi utilizzati per fronteggiare la minaccia. Nell’evidenziare come il narcotraffico costituisce una minaccia che coinvolge tutti i Paesi del mondo e che produce instabilità politica e sociale, ha rappresentato come le organizzazioni criminali operino attraverso l’utilizzo di innovative tecnologie che comportano rapidi e continui cambiamenti degli scenari operativi. E’, quindi, necessario rimanere al passo con tali evoluzioni tecnologiche per adottare le più opportune strategie per attuare efficaci contromisure. Nel prosieguo, il Procuratore Nazionale ha spiegato come le organizzazioni criminali che operano in diversi Paesi cerchino di integrarsi fra loro sotto forma di consorzi e modelli organizzativi sempre più flessibili ed estesi, sfruttando gli ingenti profitti illeciti accumulati per riciclare le somme nell’economia legale. Di fronte alla complessità di tali fenomeni, è compito di ognuno avere consapevolezza del problema che, avendo portata transnazionale, necessità di strategie fondate sulla condivisione delle informazioni e sulla fiducia reciproca, al fine di elaborare un approccio comune. In tal senso, un riscontro positivo emerge dal diffuso utilizzo dello strumento delle Squadre Investigative Comuni, che si sta utilizzando anche con alcuni Paesi dell’America Latina, e che necessita di essere sempre più impiegato, nella considerazione che solo unendo le forze è possibile contrastare in maniera più efficace il narcotraffico internazionale.

Successivamente, ha preso la parola il Gen. Maggiore, che ha affrontato l’argomento inerente “La necessità della cooperazione internazionale di polizia nella lotta al narcotraffico. L’esperienza italiana: il ruolo e l’importanza degli ufficiali di collegamento antidroga della DCSA all’estero nello scambio di informazioni“. Dopo aver rivolto il proprio saluto al consesso, ha descritto la fondamentale azione di coordinamento esercitata dalla DCSA nel settore del narcotraffico, una delle più longeve e riuscite esperienze interforze in seno alle forze di polizia nazionali, evidenziando come la Direzione Centrale sia stata la prima struttura, in ambito nazionale, a disporre di propri Ufficiali di collegamento antidroga all’estero, in qualità di “Esperti”, distaccati nei crocevia internazionali della produzione, transito e del traffico illecito della droga, che promuovono prioritariamente la cooperazione di polizia contro il narcotraffico e svolgono attività di studio, osservazione e raccordo con i competenti organismi esteri. Proseguendo, è stato evidenziato come la cooperazione internazionale di polizia giochi ormai un ruolo decisivo ed è diventata asse portante e necessaria del sistema di sicurezza degli Stati, in ragione della necessità di contrastare fenomeni criminali sempre più pervasivi, tra i quali rientra certamente il narcotraffico. Nel concludere il suo intervento, il Direttore Centrale, nel rimarcare la necessità di sviluppare in maniera sempre maggiore forme di cooperazione internazionale contro i traffici di droga, ha citato un passo del discorso del giudice Giovanni Falcone, tenuto nel 1984 presso il Consiglio Regionale del Piemonte, nel corso del quale, affrontando proprio tale tematica, aveva evidenziato che “(…) le organizzazioni criminali non hanno problemi di confini e che operano con disinvoltura in tutto il mondo, per cui ogni ritardo nella cooperazione internazionale per la repressione del fenomeno si rivolge in ulteriori vantaggi per tali organizzazioni, che di giorno in giorno diventano sempre più efficienti e pericolose (…) non ha nessuna importanza che la droga venga sequestrata in un Paese anziché in un altro e ad opera di un determinato organismo di polizia, anziché di un altro; l’unica cosa importante è che l’operazione di polizia venga compiuta nel modo più efficace e questo è l’unico risultato cui dovrebbero mirare gli sforzi congiunti delle polizie dei vari Paesi, accomunate da questa unica e superiore finalità di efficienza. (…).

Al termine delle due giornate, il Dott. Javier Sagredo, Direttore del programma COPOLAD III ed il Dott. Giovanni Tartaglia Polcini, Procuratore e Consigliere giuridico del Ministro degli Affari Esteri italiano, hanno tenuto la loro relazione di chiusura  tracciando le conclusioni del seminario e, nel salutare e ringraziare i partecipanti all’evento, hanno manifestato la propria soddisfazione per il proficuo confronto che si è sviluppato durante il seminario, che apre nuove prospettive per una collaborazione antidroga sempre più stretta tra i Paesi coinvolti, necessaria per poter fronteggiare una minaccia “globale”, che travalica i confini e colpisce tutti.

Il 30 e 31 gennaio, la DCSA ha partecipato al seminario “Lutte contre les trafics internationaux de stupéfiants en zone portuaire” ( lotta contro il narcotraffico internazionale nelle zone portuali), organizzato a Parigi dal Ministero della giustizia francese  con il supporto della Missione interministeriale per la lotta  alle droghe e ai comportamenti di dipendenza  – Mission interministérielle de lutte contre les drogues et les conduites addictives  – MILDECA (organismo dipendente dal Primo Ministro, che guida e coordina l’azione del Governo francese nella lotta alle droghe e alle dipendenze), evento conclusivo di un programma di scambio informativo tra i paesi partecipanti, che si è sviluppato con incontri e visite presso i porti di Barcellona, Anversa e Rotterdam. Al seminario, aperto dal Delegato agli affari europei ed internazionali del Ministero della Giustizia francese, hanno preso parte esperti della specifica materia di vari Paesi, in particolare, funzionari del Ministero della Giustizia e di altri enti governativi francesi, autorità giudiziarie di Francia, Spagna (compreso il Fiscal nacional antidroga) Italia, Paesi Bassi e Romania (Procuratore nazionale antidroga), magistrati di collegamento esteri in Francia e francesi all’estero, anche presso Eurojust, autorità e rappresentanti delle forze di polizia operanti nel contrasto al narcotraffico, in particolare nei porti, di Francia, Spagna, Paesi Bassi (Capo della polizia portuale di Rotterdam), Belgio e Germania, le Dogane francesi (Direzione nazionale dell’intelligence e delle indagini doganali), tedesche, belghe ed olandesi. Per l’Italia hanno partecipato con propri interventi, oltre la DCSA, le Autorità giudiziarie inquirenti di Genova e Reggio Calabria ed ha presenziato alle sessioni il magistrato di collegamento italiano in Francia.  Nel corso delle due giornate sono state approfondite diverse questioni centrali nell’ambito della prevenzione e del contrasto al traffico di stupefacenti nei porti, attraverso tavole rotonde tematiche, che hanno permesso una partecipazione attiva ed un proficuo confronto tra tutti i partecipanti. Per quanto riguarda la situazione francese, i diversi relatori intervenuti hanno sottolineato il grande rilievo che viene dato –  a tutti i livelli – al contrasto di tali traffici e la necessità della cooperazione internazionale in tale ambito. Nel dettaglio, le azioni nazionali vengono sviluppate secondo una prospettiva integrata e multilaterale, ossia in stretta collaborazione con i vari attori coinvolti nella  “sicurezza portuale” e sul fronte operativo per la prevenzione ed il contrasto antidroga: le autorità governative ed amministrative, il Segretariato Generale del Mare, le forze di polizia, le Dogane, l’OFAST ( Ufficio Centrale antidroga della polizia giudiziaria, a carattere interforze) e le Autorità giudiziarie. 

Per la DCSA è intervenuto il Direttore della 1^Divisione del III Servizio Operazioni, Primo Dirigente P. di S. Alessandra Ortenzi –  nel Panel  dedicato agli “attuali mezzi di lotta al traffico internazionale di droga nei porti” –  tavola rotonda sulle “misure di sicurezza e mezzi di rilevamento –  la quale, dopo aver fatto cenno al particolare sistema italiano, caratterizzato dalla presenza di più forze di polizia, ha descritto la struttura e le funzioni svolte dalla Direzione Centrale, sottolineando la fondamentale azione di coordinamento nazionale ed internazionale svolta nel settore del narcotraffico. 

In tale ambito, è stata  evidenziata la rete degli esperti per la sicurezza di cui dispone la DCSA –  distaccati nei Paesi strategici per la produzione, il transito e la destinazione dei traffici di droga – che promuovono prioritariamente la cooperazione di polizia contro il narcotraffico, in raccordo con i competenti organismi esteri. Nel prosieguo, l’intervento si è focalizzato sugli aspetti specifici legati al traffico di stupefacenti attraverso le aree portuali italiane, tra le quali spicca il porto di Gioia Tauro che rappresenta uno degli scali tra i più importanti del Mediterraneo e d’Europa, nel quale, annualmente, circolano moltissime navi cargo e milioni di container. Le indagini e le analisi  svolte dimostrato che l’hub calabrese si trova al centro della c.d. “nuova rotta del Mediterraneo“, utilizzata dalle organizzazioni criminali in alternativa alle tradizionali rotte verso i grandi porti del Nord Europa e, spesso, con carichi destinati ai paesi dell’aerea balcanica. Nel tempo, le autorità italiane hanno sviluppato, oltre all’esperienza investigativa in materia, una expertise specifica sui controlli in area portuale,  ovvero delle “buone prassi” basate su una complessa ed articolata analisi di rischio di vari fattori che permette di focalizzare le navi ed i container sospetti sui quali effettuare le operazioni di monitoraggio, controllo ed ispezione e, in caso di riscontro positivo e,  quando possibile,  avviare attività di consegne controllate – nazionali ed  internazionali –  di stupefacenti. Inoltre, l’Italia ha sviluppato una stretta collaborazione di polizia a livello internazionale con i servizi antidroga dei vari Paesi europei e degli altri continenti.

Al Seminario è intervenuto, per l’Italia, oltre alla DCSA, in videocollegamento, il Procuratore della Repubblica di Genova, Nicola Piacente che ha sottolineato la fondamentale importanza della collaborazione internazionale, in particolare con le autorità francesi  per la contiguità geografica e con tutti gli altri Paesi interessati dal narcotraffico in area europea, anche attraverso la costituzione delle Squadre investigative comuni (JITs) con il sostegno di Eurojust.     

Ha quindi preso la parola – da remoto – il  Sostituto Procuratore della Procura della Repubblica di  Reggio Calabria, Marika Mastrapasqua che ha illustrato le attività info-investigative svolte, su vari livelli, dalla Guardia di Finanza nel porto di Gioia Tauro a contrasto del fenomeno. Infatti, gli ingentissimi  sequestri di cocaina ed i correlati arresti in quella sede portuale scaturiscono da una duplice attività svolta: quella sviluppata nelle indagini “tradizionali” nei confronti della criminalità organizzata – in primis la ‘ndrangheta- che gestisce il traffico internazionale di tale sostanza e quella basata su best practises – sviluppate da tale forza di polizia e perfezionate nel tempo.  

Le ispezioni  dei container vengono svolte, infatti, sia nei contesti investigativi che all’esito di un costante monitoraggio preventivosvolto negli spazi doganali sulle merci movimentate, sulla base di una complessa analisi di rischio e secondo le procedure di “controllo e riscontro”, operate su mezzi e persone operanti nel porto. La stessa autorità giudiziaria ha, quindi, citato una importante indagine  della  Guardia di Finanza di Reggio Calabria diretta da quella Procura e coordinata e supportata dalla DCSA che, nell’ottobre 2022  ha portato al sequestro di oltre 4 tonnellate di cocaina ed all’arresto di  36 soggetti per narcotraffico internazionale facenti parte di una articolata organizzazione criminale, con base logistica il Porto di Gioia Tauro, tra i quali  figurava anche personale corrotto che operava nel porto per le principali famiglie mafiose di ‘ndrangheta  (per i risultati dell’indagine si rinvia al comunicato stampa )

I lavori del seminario sono stati  chiusi dal Direttore degli Affari Criminali e Grazia del Ministero della Giustizia francese che ha sottolineato l’importanza di tale iniziativa per il proficuo  confronto e scambio di esperienze tra i Paesi coinvolti  dalle diverse rotte “marittime”  e colpiti dal traffico internazionale di droga nei porti. L’incontro ha portato, infatti, all’individuazione di elementi comuni verso cui muovere gli sforzi congiunti quali, ad esempio,  l’utilizzo di analoghe tecniche investigative e “buone prassi” per l’ analisi di rischio e le modalità di monitoraggio e  controllo dei container; inoltre, si è convenuto sull’importanza di usare strumenti comuni per la prevenzione e repressione della corruzione nelle aree portuali –  rivolgendo, anche, l’attenzione verso i tentativi di utilizzare  e “forzare” lavoratori onesti a collaborare con la criminalità organizzata che utilizza, quando non riesce nell’intento corruttivo, minacce e condotte  estorsive. Il seminario ha, quindi, contribuito al rafforzamento dei rapporti tra i Paesi intervenuti ed a creare una maggiore consapevolezza circa la necessità di potenziare la cooperazione – di polizia e giudiziaria – nel contrasto al narcotraffico con tutti i Paesi coinvolti.

PROGRAMMA ORGANIZZATO DAL GEORGE C. MARSHALL CENTER FOR SECURITY STUDIES

Il 23 e 24 febbraio, in Garmisch (Germania),  nell’ambito del programma denominatoCountering Transnational Organized Crime ” (CTOC),  il George C. Marshall European Center for Security Studies ha ospitato quali speaker: il Direttore della DIA, Dirigente Generale di P.S. dr. Maurizio Vallone, il Procuratore Aggiunto della Procura della Repubblica di Roma, Dott. Giovanni Conzo, il Sostituto Procuratore della Repubblica presso la DNA, Dott.ssa Liana Esposito ed il Direttore del III Servizio della Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, Gen. Brig. CC Giancarlo Scafuri.

Il George C. Marshall European Center for Security Studies – che il 5 giugno 2023 celebra il 30° anniversario della fondazione – è uno dei sei centri regionali del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ma l’unico con sede in Europa ed in partnership con un’altra nazione (Germania) e con una nutrita rappresentanza multinazionale di Italia, Svizzera, Austria, Polonia, Slovenia. Il Centro, il cui cuore pulsante è il CISS, il College of International Security Studies, individua e approfondisce tematiche connesse alla sicurezza regionale e transnazionale quali, solo per citarne alcune, la sicurezza cibernetica, il terrorismo, il crimine organizzato transnazionale, i conflitti regionali, i rapporti di forza tra superpotenze (cd. Great Power Competition), il climate change (per gli impatti che il fenomeno ha in termini di sicurezza e stabilità regionale), le relazioni tra NATO-Unione Europea, l’Artico e molti altri.

Particolare attenzione è dedicata alla selezione degli speaker (con un funzionale mix di accademici e practioners) ed ai partecipanti (parlamentari, funzionari governativi, diplomatici, funzionari/ufficiali di polizia, elementi della società civile etc). Scopo dei programmi è la condivisione di conoscenze ed esperienze (principi, norme, organizzazione, strumenti di contrasto e/o prevenzione) tra i partecipanti, utili anche a sviluppare e implementare nei propri paesi di origine specifiche attività di strategy e policy. Ulteriore aspetto di rilievo connesso alle attività del Centro risulta essere la folta comunità di “alunni” composta da tutti coloro (circa 16000 in tutto il mondo) che, a vario titolo, hanno partecipato ai diversi programmi del Centro, continuando a mantenere durature e proficue relazioni personali. Tra questi, alcuni occupano posizioni di vertice nei propri paesi di origine.

In questo contesto, si è sviluppato anche l’annuale programma CTOC – della durata di 24 giorni (14 febbraio- 9 marzo) con 81 partecipanti di 41 nazioni provenienti dai 5 continenti – volto a creare un consolidato network tra strutture investigative/giudiziarie dei Paesi partecipanti che possa essere ulteriore valido supporto nello svolgimento di attività di cooperazione internazionale per contrastare i traffici illeciti e le organizzazioni criminali transnazionali. In tale sede sono stati anche esaminati i principali metodi di contrasto ai fenomeni della corruzione e del riciclaggio.

Il Direttore del programma, Dr. Joseph Vann –  professore di studi sulla sicurezza transnazionale, in possesso di una consolidata esperienza avendo operato per 25 anni, come agente speciale nel Naval Criminal Investigative Service dell’US NAVY, rivestendo numerosi incarichi dirigenziali quale consulente strategico, consigliere per il controspionaggio e per la lotta al terrorismo ed alla criminalità organizzata – coadiuvato dal rappresentante italiano della Difesa –  Col. CC Claudio Cappello, Military Professor e Direttore del programma Senior Executive Seminar – sulla scorta anche del successo ottenuto nei precedenti programmi, ha ritenuto essenziale dedicare un particolare approfondimento agli strumenti previsti dall’ordinamento italiano per il contrasto della criminalità organizzata nazionale e transnazionale, con particolare riferimento agli articoli 416 bis del codice penale (associazione a delinquere di tipo mafioso), all’art. 41 bis della legge sull’ordinamento penitenziario (cd. carcere duro), alle misure di prevenzione personali e patrimoniali ed alla cooperazione internazionale di Polizia.

Tale ultimo aspetto è stato oggetto di approfondimento da parte del Gen. B. CC Giancarlo Scafuri -Direttore del III Servizio della DCSA che, dopo aver evidenziato la complessità del sistema italiano, caratterizzato dalla presenza di una pluralità di Forze di polizia, ha illustrato la struttura organizzativa della Direzione Centrale – una delle più longeve e riuscite esperienze interforze a livello nazionale – e le sue funzioni, con un particolare focus al delicato ruolo svolto nel coordinamento investigativo e nel supporto alle indagini antidroga di tutte le forze di polizia nazionali nonché quale “organo pilota” per la specifica cooperazione internazionale di polizia nel settore. Il Gen. Scafuri ha tratteggiato le attività di scambio informativo, sia a livello strategico che operativo, costantemente svolte dalla Direzione e l’importanza della rete degli Esperti per la sicurezza – distaccati all’estero nei paesi aventi un ruolo di rilievo nella produzione e nel traffico di stupefacenti – che promuovono prioritariamente la cooperazione di polizia contro il narcotraffico e svolgono attività di studio, osservazione e raccordo con i competenti organismi esteri. Non meno rilevanti ed apprezzati sono stati gli approfondimenti relativi alle ulteriori peculiari attività della struttura quali il coordinamento operativo delle cosiddette “operazioni speciali” (operazioni sotto copertura e consegne controllate), il ruolo della Direzione quale referente nazionale per le richieste di abbordaggio  del naviglio sospettato di trasportare sostanze stupefacenti in acque internazionali (ex art. 17 Convenzione ONU del 1988) e la recente istituzione della sezione operativa denominata “Drug@online”, che ha il compito di monitorare il web al fine di fornire un efficace coordinamento delle attività di contrasto al E-Commerce di stupefacenti svolto dalle organizzazioni criminali.

I conferenzieri, al termine dei loro interventi, si sono intrattenuti ulteriormente all’interno delle seminar room, nelle quali i partecipanti, divisi in gruppi di 6/8 unità, hanno avuto la possibilità di confrontarsi ed approfondire ulteriormente alcuni aspetti delle tematiche trattate.

Il CTOC ha rappresentato un importante momento di condivisione e di proficuo confronto ed una occasione di ulteriore consolidamento della collaborazione tra i diversi Paesi, nella consapevolezza che soltanto uno sforzo costante e congiunto potrà contrastare efficacemente le realtà criminali connesse al narcotraffico.

TERZA RIUNIONE DEL TAVOLO TECNICO PERMANENTE PRESSO LA SCUOLA SUPERIORE DI POLIZIA

Il 23 gennaio, il Direttore Centrale, Gen. C.A. G. di F. Antonino Maggiore, ha partecipato al terzo tavolo tecnico-operativo tra i Capi della Polizia italiana ed albanese, organizzato presso la Scuola Superiore di Polizia, nato per promuovere la collaborazione bilaterale tra i due Paesi, al fine di contrastare le principali minacce criminali  che insidiano i rispettivi territori.  Hanno aperto l’incontro  l’Ambasciatore italiano in Albania   – S.E. Fabrizio Bucci – e l’ambasciatrice della Repubblica di Albania in Italia, – Anila Bitri Lani – lasciando la parola al  capo della Polizia -Direttore Generale della pubblica sicurezza –  Prefetto Lamberto Giannini ed al capo della Polizia Albanese Muhamet Rrumbullaku  Al confronto hanno preso parte anche i Vice Capi della Polizia – il Prefetto Stefano Gambacurta  (preposto all’attività di  coordinamento e pianificazione)  e il  Prefetto Vittorio Rizzi – Direttore centrale  della polizia criminale –  ed i  Direttori della Direzione centrale della polizia di prevenzione, della  Direzione Centrale dell’Immigrazione e della polizia delle frontiere e dell’Ispettorato delle Scuole della Polizia di Stato.

I vertici delle due polizie, esprimendo soddisfazione per il livello di cooperazione di polizia  già raggiunto tra i due Paesi,  hanno auspicato un costante sviluppo della collaborazione nei vari settori di interesse comune.

Nel corso dei lavori sono state affrontate tematiche di carattere strategico ed operativo,  riguardo al  contrasto all’immigrazione irregolare, al terrorismo, al traffico transnazionale di stupefacenti, alla criminalità organizzata e alla formazione. Con riferimento a quest’ultimo settore, accogliendo  le richieste avanzate dalle autorità albanesi, è stata sottoscritta una dichiarazione d’intenti, finalizzata all’elaborazione di un modello formativo congiunto.

Tale documento prevede la costituzione di un Organismo tecnico, formato dai rappresentanti delle strutture competenti nei due Paesi in tema di assunzione e di formazione del personale della polizia, che si riunirà periodicamente, seguendo le direttive di un Comitato ristretto di vertice, composto dai Capi e/o Vice Capi delle rispettive polizie e dai responsabili degli Istituti di istruzione, che definirà le strategie e gli obiettivi da perseguire, promuovendo lo sviluppo di nuove iniziative di interesse comune.

Il 12 e 13 gennaio, il Direttore della DCSAGen. C.A. G. di F. Antonino Maggiore, accompagnato dai Direttori dei tre Servizi e dai rispettivi Capi Divisione, ha ricevuto in visita istituzionale una delegazione del Centro di Coordinamento dell’Informazione regionale dell’Asia centrale per la lotta al traffico illecito di stupefacenti, sostanze psicotrope e loro precursori (CARICC), guidata dal Direttore del Centro, Yazlyev Atageldy Ovezovich e dal Direttore del Dipartimento Informazioni ed Analisi, Azizbek Asilbekovich Erkaboev. A seguito della delegazione hanno partecipato anche l’Esperto per la sicurezza presso l’ambasciata d’Italia a Tashkent (Uzbekistan), Cap. CC Bartolomeo Luca Magliarisipunto di collegamento tra il CARICC e la DCSA – e l’Esperto a Teheran (Iran) – coordinatore regionale – Primo Dir. P. di S. Salvatore La Barbera.

Il CARICC, con sede ad Almaty (Kazakistan), è stato creato nel 2007 secondo il modello Europol con il supporto dell’Ufficio regionale dell’UNODC in Asia centrale, con lo scopo di facilitare lo scambio e l’analisi delle informazioni operative per meglio reprimere il traffico illecito di droghe nell’area del Centro-Asia tra gli Stati aderenti: Azerbaigian, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan e Turkmenistan, Federazione Russa e Uzbekistan. L’Italia è tra i Paesi con lo status di osservatore presso CARICC unitamente ad altri Stati.

All’inizio dell’incontro, il Gen. Maggiore, nel dare il suo benvenuto agli ospiti, ha illustrato la struttura organizzativa della DCSA e le sue funzioni. In tale contesto è stata anche evidenziata la complessità del sistema italiano, caratterizzato dalla presenza di una pluralità di forze di polizia, per le quali la Direzione Centrale svolge una fondamentale azione di coordinamento nel settore del contrasto al narcotraffico, una delle più longeve e riuscite esperienze interforze in seno alle forze di polizia nazionali. Un particolare focus è stato dedicato ad un aspetto che connota la DCSA, costituito dal coordinamento operativo, a livello nazionale ed internazionali, delle indagini delle forze di polizia in materia di antidroga. In tale contesto ha sottolineato l’importanza delle cosiddette “operazioni speciali” (operazioni sotto copertura e consegne controllate), soprattutto nell’ambito della cooperazione con altri Paesi. Nel prosieguo, è stata descritta la funzione svolta dalla rete di esperti per la sicurezza, distaccati all’estero nei crocevia internazionali della produzione, transito e del traffico illecito della droga, che promuovono prioritariamente la cooperazione di polizia contro il narcotraffico e svolgono attività di studio, osservazione e raccordo con i competenti organismi esteri. In particolare, è stata sottolineata l’importanza strategica delle nuove sedi aperte in Kenya e Sudafrica, collocate lungo la direttrice della c.d. “rotta del Sud” (rotta dell’eroina afgana, d’interesse del CARICC che transita lungo la costa orientale africana e che raggiunge, in varie modalità, l’Europa e quindi anche l’Italia). L’attività degli Esperti si conferma un  elemento strutturale della cooperazione internazionale, in cui si esprime la centralità della Direzione nel dispositivo di contrasto antidroga.

Hanno poi preso la parola i delegati del CARICC che hanno affrontato tematiche, oggetto di successivo dibattito e confronto, quali, la struttura organizzativa e le funzioni del Centro, i meccanismi di cooperazione tra le autorità competenti degli Stati membri nella lotta alla criminalità transfrontaliera associata al traffico illecito di droga, le attività di assistenza nell’organizzazione ed esecuzione di operazioni ed indagini internazionali congiunte, comprese le consegne controllate, le metodologie di raccolta, conservazione, protezione, analisi e scambio di informazioni operative per reprimere il traffico illecito di droghe nell’area del Centro-Asia. Inoltre, il CARICC fornisce supporto alle agenzie degli Stati membri, attraverso conferenze, corsi di formazione e seminari per migliorare le tecniche di lotta al narcotraffico e rafforzare la cooperazione internazionale in questo settore. In merito, è stata richiesta la possibilità di organizzare corsi specialistici, compresa la formazione sulle consegne controllate internazionali di stupefacenti, che ha trovato la massima adesione da parte del Gen. Maggiore, auspicando anche un rafforzamento della cooperazione tra CARICC e DCSA, sia per incrementare lo scambio informativo che le operazioni speciali svolte congiuntamente.     

Nel corso del secondo giorno si sono tenuti interventi, con taglio tecnico-operativo, a cura di esperti dei tre Servizi della DCSA. In particolare, sono state esaminate le tecniche di analisi strategica ed operativa delle informazioni, attraverso cui vengono elaborati studi e ricerche sulla situazione nazionale e regionale, sui consumi locali, sulle rotte interne e sulle etnie maggiormente coinvolte nei traffici. A livello internazionale, tale analisi investe aree di produzione e provenienza, mercati di destinazione, modalità di occultamento, frontiere di accesso degli stupefacenti e rotte utilizzate dai trafficanti. Altro argomento trattato sono state le esperienze acquisite nel settore del narcotraffico svolto nel web, ovvero dei complessi canali del mercato digitale attraverso l’utilizzo degli innumerevoli strumenti messi a disposizione dalla rete. Al riguardo, particolare risalto è stato dato all’istituzione all’interno della Direzione di una Sezione operativa, denominata “Drug@online”, che ha il compito di monitorare la rete, al fine di fornire il coordinamento delle attività repressive del commercio illecito di droga che si svolge con queste nuove modalità. Un altro argomento ha riguardato la programmazione e lo sviluppo di attività addestrative degli operatori delle forze di polizia nazionali ed estere, compresa la formazione sulle consegne controllate internazionali di stupefacenti e sulla figura dell’undercover. La tematica delle operazioni speciali è stata poi oggetto di uno specifico focus, nel corso del quale sono state illustrate le previsioni normative italiane ed europee in materia, nonché descritte le best practice operative in tale comparto, sottolineando l’importanza di tale strumento, soprattutto nell’ambito della cooperazione internazionale, per un più efficace contrasto al narcotraffico.

Al termine delle due giornate di lavori i partecipanti hanno espresso la propria soddisfazione per il proficuo confronto che rappresenta un importante passo per consolidare forme di collaborazione e condivisione delle informazioni, nella consapevolezza che solo uno sforzo congiunto può strategicamente riuscire a contrastare i pericoli derivanti dalle organizzazioni criminali dedite al traffico internazionale di droga.


La campagna navale marittima e fluviale ORION, arrivata alla sua decima edizione, è una tra le più vaste operazioni multilaterali contro il traffico illecito di droga, organizzata e sviluppata dalla Colombia attraverso la Marina Nazionale, in un lavoro congiunto e coordinato con altri Paesi. 

La sua importanza risiede nell’alleanza strategica che è stata consolidata con 41 Paesi di tutto l’emisfero, compresa l’Italia – che vi partecipa attraverso la DCSA – nell’ambito degli impegni di  cooperazione internazionale di polizia per contrastare la minaccia della criminalità organizzata e del narcotraffico transnazionale.

Questa “azione” contro il traffico di droga è stata realizzata grazie ad una sinergica cooperazione internazionale tra agenzie, forze armate e forze dell’ordine di vari Paesi. Si tratta di una iniziativa della Colombia che  merita uno speciale riconoscimento, poiché nella Regione operano le  maggiori organizzazioni di narcotrafficanti, capaci di organizzare vasti traffici illeciti transnazionali, movimentando enormi quantità di droga attraverso le loro alleanze con mafie ed organizzazioni criminali operative in tutto il mondo.

La DCSA ha partecipato a ORION X e alle scorse edizioni – per il tramite del proprio Esperto per la Sicurezza a Bogotà – fornendo sostegno alla campagna ed inviando informazioni e dati operativi utili per la lotta al narcotraffico.

In occasione del termine  della Campagna ORION X , il Direttore  Centrale della DCSA, Gen. C.A. G. di F. Antonino Maggiore, ha inviato un videomessaggio alle autorità colombiane, nel quale ha formulato i ringraziamenti ed espresso il sentimento di stima, a nome di tutte le forze di polizia italiane, alla Marina Nazionale Colombiana per l’enorme impegno svolto in sinergia con tutti i Paesi ed organizzazioni coinvolte nella vasta operazione antidroga. Nel suo messaggio, il Direttore ha manifestato l’importanza di questo strumento di cooperazione internazionale per contrastare il fenomeno ed ha “sottolineato (…)  la professionalità della Armada Nacional della Colombia, prezioso e strategico alleato nella lotta contro il narcotraffico”.

A conclusione della campagna ORION X  è stato divulgato   – il 22 dicembre 2022 –  un comunicato stampa che descrive  gli eccellenti risultati ottenuti.

https://youtu.be/kz4x6br7-PUAl comunicato stampa sono allegate delle immagini, che illustrano i risultati della campagna Orion X, un video  con le dichiarazioni dell’ Ammiraglio Francisco Cubides Granados, Comandante della Marina militare della Colombia e un video che mostra gli importanti esiti dell’operazione e contiene un estratto dei messaggi dei rappresentanti dei Paesi partecipanti, tra cui quello del Direttore Centrale della DCSA (2′: 27”).

CORSO FINALIZZATO ALLA FORMAZIONE ANTIDROGA DI FUNZIONARI DI POLIZIE ESTERE.

Dal 12 al 16 dicembre si è tenuto presso la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga il 5° Workshop dedicato a L’azione di contrasto al narcotrafficodestinato al personale delle Forze di polizia estere. All’iniziativa – finalizzata alla formazione antidroga di funzionari ed ufficiali di polizie straniere impiegati nello specifico settore – hanno partecipato 20 rappresentanti di diversi Paesi (Spagna, Uzbekistan, Portogallo, Senegal, Perù, Turchia, Messico, Kenya, Hong Kong, Brasile, Colombia).

L’importante obiettivo formativo del corso è stato fornire ai frequentatori specifici contributi tecnico-operativi nell’azione di contrasto al traffico internazionale di sostanze stupefacenti, anche con riferimento all’impiego di operatori di polizia in attività undercover.

Durante il workshop sono stati approfonditi diversi argomenti specifici ed in particolare: la struttura e le funzioni della DCSA nel settore antidroga, il coordinamento investigativo – nazionale ed internazionale – e le competenze in materia di attività sottocopertura; gli aspetti legislativi e procedurali, anche internazionali, delle operazioni speciali; le tecniche operative d’infiltrazione, la  gestione delle identità dell’undercover, con riferimento ad alcune esperienze operative concluse ed il complesso profilo psicologico dell’agente sottocopertura, anche attraverso alcune esercitazioni simulate; la cooperazione internazionale di polizia nel contrasto al narcotraffico, anche in relazione ai traffici di sostanze stupefacenti via mare ed il ruolo del  Maritime Analysis and Operation Center–Narcotics (MAOC-N) di Lisbona. In tale ambito un importante spazio è stato dedicato all’analisi delle rotte e dei traffici delle sostanze stupefacenti, nonché approfondito il ruolo della DCSA quale referente nazionale per le richieste di abbordaggio del naviglio sospettato di trasportare sostanze stupefacenti in acque internazionali. Sono state, inoltre, trattate le droghe sintetiche, le Nuove Sostanze Psicoattive – NPS – i precursori e le attività informative ed analitiche nel contrasto al traffico di queste. Un focus è stato svolto sul settore delle indagini patrimoniali, sia con riferimento all’evoluzione giuridico-normativa e sia sull’utilizzo di tale strumento nell’ambito dei procedimenti di prevenzione antimafia. Da ultimo, è stato affrontato il tema del contrasto ai traffici di droga nel web, illustrando le funzioni della Sezione Drug@online”, che ha il compito di monitorare la rete internet, al fine di fornire il coordinamento delle attività repressive del commercio illecito di droga avvalendosi delle potenzialità della rete.

Durante il corso si sono svolte visite esterne a Roma presso il Servizio di Polizia Scientifica della Polizia di Stato – dove sono state approfondite le tematiche relative al profiling delle droghe, lo smantellamento dei laboratori clandestini per la produzione di narcotici e le tecniche di accertamento delle identità – e presso il Raggruppamento Investigazioni Scientifiche (RIS), dove sono state illustrate le attività svolte all’interno dei differenti laboratori di analisi. Un’altra attività formativa organizzata all’esterno, che ha suscitato particolare interesse, si è tenuta presso l’aeroporto internazionale “Leonardo da Vinci” di Roma-Fiumicino, dove personale del Gruppo della Guardia di Finanza di Fiumicino ha descritto i compiti del Reparto e le connesse attività operative antidroga svolte e le visite di controllo nell’area aeroportuale e Cargo City. In tale area i frequentatori sono stati informati anche dei compiti di Polizia di Frontiera svolti dalla Polizia di Stato. Successivamente, la visita si è spostata presso il Comando Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza di Pratica di Mare dove sono state trattate le funzioni del Comando ed illustrate esperienze operative concluse.

Hanno fornito il prezioso contributo al workshop docenti – esperti della materia – della DCSAdella Direzione Centrale Polizia Criminale (DCPC), della Polizia Scientifica e del Centro Psicotecnico della Polizia di Stato, del Raggruppamento Investigazioni Scientifiche (RIS) dell’Arma dei Carabinieri e del Gruppo di Fiumicino e del Comando Operativo Aeronavale della Guardia di Finanza.

MEETING DI ALTO LIVELLO, ORGANIZZATO DALLA DCSA IN COOPERAZIONE CON INTERPOL, AMBITO PROGETTO ICARUS (DCSA-DPA).

Nell’ambito dell’iniziativa denominata “Icarus, che la DCSA ha in corso con il Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio (DPA), è stata sviluppata la progettualità The Southern Route –  la Rotta del Sud –  in collaborazione con il Segretariato Generale di Interpol Lione. Il progetto, incentrato sulla c.d. “rotta africana dell’eroina”, ha preso impulso dalla 2^ Conferenza Globale sul traffico di droga, promossa, nel settembre 2019 a Città del Capo in Sudafrica, dal Segretariato Generale di Interpol Lione, alla quale hanno preso parte 194 delegati di 97 Stati. In quel consesso si è tenuto un incontro dedicato al traffico di eroina lungo la cd “Rotta del Sud”, che vede l’Italia tra i punti europei di arrivo di carichi di oppiacei che transitano attraverso Kenya, Madagascar, Mauritius, Mozambico, Sud Africa, Tanzania ed Uganda.

Sulla base di tali premesse, la DCSA ha posto le basi – previe intese con la DCPC – per una progettualità che coinvolge i citati Paesi africani ed il Segretariato Generale di Interpol Lione e che ha visto l’avvio con il primo Convegno high level meeting – organizzato a Roma, presso la Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia (SPIF), nelle giornate del 26 e 27 ottobre 2022.

Al Convegno hanno partecipato, oltre al Direttore Centrale per i Servizi Antidroga – che ha aperto e chiuso i lavori – i Direttori del I e III Servizio e Dirigenti ed Ufficiali della DCSA, i rappresentanti di  INTERPOL, il Direttore ed ufficiali del Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia (SCIP) della DCPC, i rappresentanti delle forze di polizia italiane, le autorità antidroga di Kenya, Madagascar, Mauritius, Mozambico, Sud Africa, Tanzania ed Uganda e il Capo dell’Ufficio della DEA americana a Roma; all’inaugurazione dell’evento hanno preso parte, anche, il Direttore dello SPIF, che ha ospitato il meeting, un rappresentante del Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Direttore del Servizio Relazioni Internazionali dell’Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di polizia ed il  Vice Direttore Generale della P. di S.  – Direttore Centrale della Polizia Criminale – Prefetto Vittorio Rizzi.

L’evento si è aperto con il saluto di benvenuto del Direttore dello SPIF, Gen. D. CC Giuseppe La Gala che ha manifestato grande soddisfazione per il fatto di ospitare questo importante incontro internazionale di specialisti nel settore antidroga ed ha augurato buon lavoro ai partecipanti.

A seguire, è intervenuto il Direttore Centrale per i Servizi Antidroga, Gen. C.A. G. di F. Antonino Maggiore evidenziando che l’iniziativa ha la finalità di costituire un gruppo di lavoro, formato dai delegati dei Paesi che hanno aderito al progetto, per analizzare ed affrontare la minaccia che coinvolge il nostro territorio e i paesi africani, nella consapevolezza che solo uno sforzo congiunto, attraverso una costante collaborazione – sia su scala bilaterale che multilaterale – ed il coinvolgimento di organismi di polizia internazionale come l’Interpol, può strategicamente riuscire a contrastare i pericoli derivanti dalla criminalità organizzata in generale e dal traffico di droga in particolare.

Nel concludere il suo intervento, il Direttore Centrale Maggiore ha citato un passo del discorso del giudice Giovanni Falcone, tenuto nel 1984 presso il Consiglio Regionale del Piemonte, nel corso del quale, parlando proprio della cooperazione internazionale contro i traffici di droga, aveva evidenziato che “(…) le organizzazioni criminali non hanno problemi di confini e che operano con disinvoltura in tutto il mondo, per cui ogni ritardo nella cooperazione internazionale per la repressione del fenomeno si rivolge in ulteriori vantaggi per tali organizzazioni, che di giorno in giorno diventano sempre più efficienti e pericolose (…) non ha nessuna importanza che la droga venga sequestrata in un Paese anziché in un altro e ad opera di un determinato organismo di polizia, anziché di un altro; l’unica cosa importante è che l’operazione di polizia venga compiuta nel modo più efficace e questo è l’unico risultato cui dovrebbero mirare gli sforzi congiunti delle polizie dei vari Paesi, accomunate da questa unica e superiore finalità di efficienza. (…) E, soprattutto, è indispensabile che tale collaborazione si attui al fine di rintracciare e confiscare i beni illecitamente acquisiti, così deprivando le organizzazioni criminali, fondate esclusivamente sul fine di lucro, del loro potere economico, sul quale è basata fondamentalmente la loro pericolosità sociale (…)”.

Successivamente, ha preso la parola Mr. Josè De Gracia Romero, Assistant Director Criminal Networks Directorate del Segretario Generale INTERPOL di Lione che ha sottolineato l’importanza del progetto, finalizzato ad accrescere la conoscenza reciproca tra gli “attori” della lotta al narcotraffico ed al crimine organizzato dei diversi Stati ed incentivare gli scambi informativi e “formativi” tra gli stessi, con l’obiettivo di potenziare la cooperazione internazionale nel settore.

A seguire, è intervenuta la dott.ssa Elisabetta Simeoni, Direttore Generale presso il Dipartimento per le Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, che ha evidenziato come la DCSA e il DPA rappresentino le due facce della stessa medaglia sul fronte del contrasto alle droghe, operando in comunione di intenti con l’obiettivo da un lato di prevenire, facendo diminuire  la domanda ed attuando le procedure necessarie per prendere in carico le tossicodipendenze e, dall’altro, intervenendo con le attività repressive affinché si riduca l’offerta.

Successivamente, ha fatto il suo intervento il Direttore del Servizio Relazioni Internazionali dell’Ufficio per il Coordinamento e la Pianificazione delle Forze di polizia, Dirigente Superiore P. di S. Eufemia Esposito, la quale ha posto l’attenzione sull’efficiente attività di coordinamento esistente tra le forze di polizie italiane, evidenziando come questa logica debba essere un modello da replicare anche a livello internazionale.

Al termine è intervenuto, in videocollegamento, il Vice Direttore Generale della P. di S.  – Direttore Centrale della Polizia Criminale – Prefetto Vittorio Rizzi, che ha esteso il proprio saluto agli organizzatori e partecipanti all’evento, manifestando il proprio compiacimento per la realizzazione del progetto, che pone le basi per consolidare i rapporti di collaborazione tra gli Stati interessati.

Dopo l’apertura ufficiale dell’evento, i lavori della “due giorni” si sono sviluppati in 3 panel tematici, organizzati dalla DCSA con un taglio tecnico, dedicati al confronto sugli aspetti operativi dei sistemi di controllo e contrasto del traffico di eroina attraverso i porti e gli aeroporti (expertise/best practices) e sulle operazioni speciali: attività sottocopertura e consegne controllate.

A chiusura del convegno, il Direttore della DCSA Maggiore, nel salutare e ringraziare i partecipanti all’evento, ha manifestato la propria soddisfazione per il proficuo confronto che si è sviluppato durante le due giornate di lavoro, che apre nuove prospettive per una collaborazione antidroga sempre più stretta tra i Paesi coinvolti, necessaria per poter fronteggiare una minaccia “globale”, che travalica i confini e colpisce tutti.

 

LA POLIZIA NAZIONALE SPAGNOLA HA SEQUESTRATO 1.500 KILI DI HASCHISH E 75 KILI DI MARIJUANA ED ARRESTATO TRE PERSONE. BARCELLONA, 18 OTTOBRE 2022.

Nell’ambito della collaborazione  di polizia e giudiziaria tra Italia e Spagna, nel contrasto al narcotraffico internazionale,  il 18 ottobre scorso le autorità iberiche, su input italiano, hanno sequestrato 1500 kg di hashish e 75 kg di marijuana ed arrestato 3 soggetti coinvolti nel traffico illecito, facenti parte di un’organizzazione criminale, che avevano il compito, in particolare, di custodire lo stupefacente pronto per la successiva “distribuzione”.

La Direzione Centrale per i Servizi Antidroga ha supportato l’attività, coordinando  la cooperazione internazionale di polizia con le autorità spagnole. L’ indagine svolta in Spagna si è sviluppata a seguito di informazioni della Squadra Mobile della Polizia di Stato di Torino, trasmesse dalla DCSA – attraverso l’Esperto per la Sicurezza a Barcellona –  alla polizia nazionale spagnola, accompagnate da un Ordine Europeo di Indagine (OEI) della Procura della Repubblica di Torino.

Di seguito il testo del comunicato stampa delle autorità spagnole.

COMUNICATO STAMPA

MINISTERIO  DEL INTERIOR                                                                                                             DIRECCIÓN GENERAL DE LA POLICÍA    

Le indagini sono state effettuate nell’ambito di un Ordine Europeo di Indagine emesso dalla Procura di Torino    

La Policía Nacional arresta 3 persone e sequestra 1.500 kg di hascisc e 75 kg di marihuana.

  • L’operazione si è conclusa con una perquisizione domiciliare che ha portato all’arresto di tre persone e al sequestro di un grosso quantitativo di droga.
  • L’operazione è stata condotta congiuntamente dall’UDYCO della Brigada Provincial de Policía Judicial di Barcellona, la Direzione Centrale per i Servizi Antidroga e la Procura della Repubblica Italiana.

18 ottobre 2022 – Tre persone sono state arrestate dagli agenti della Policía Nacional a seguito della perquisizione effettuata all’interno di un’abitazione situata nella località di San Vicenc dels Horts, Barcellona. I soggetti, di nazionalità spagnola erano incaricati di custodire un ingente quantitativo di sostanza stupefacente, nello specifico 1599 kg di hascisc e 75 kg di marihuana.

Le indagini sono state avviate in seguito ad alcune informazioni giunte alla Squadra Mobile della Polizia di Stato di Torino, sulla possibilità che un’organizzazione criminale molto attiva in Italia, dedita, soprattutto, al traffico di sostanze stupefacenti, opererebbe anche in Spagna.

Dopo aver ricevuto queste informazioni attraverso i consueti canali di cooperazione di polizia a livello europeo, la Sezione Stupefacenti della Brigada Povincial de Policía Judicial di Barcellona ha avviato una serie di attività tese a confermare la veridicità dei fatti.

Le indagini condotte hanno consentito di stabilire l’esistenza di un collegamento tra l’organizzazione criminale con sede in Italia e le persone incaricate di custodire lo stupefacente, una volta introdotta in Spagna per la successiva distribuzione.

Le attività di controllo e pedinamento hanno evidenziato comportamenti sospetti compatibili agli schemi utilizzati dai soggetti, che all’interno delle organizzazioni criminali dedite al narcotraffico, si occupano di custodire lo stupefacente, come ad esempio l’adozione di misure di sicurezza durante gli spostamenti a piedi e in auto, l’utilizzo di vetture diverse intestate a persone diverse e movimento di borse di grandi dimensioni. Allo stesso modo, dallo studio del patrimonio delle persone indagate, è stato possibile dedurre l’incompatibilità del loro elevato tenore di vita con il reddito dichiarato.

Gli eccellenti risultati di questa indagine valorizzano l’eccellente coordinamento di polizia a livello europeo.

Per tutte queste ragioni e a seguito dei sviluppi investigativi, attraverso l’Esperto per la Sicurezza italiano presso il Consolato Generale d’Italia a Barcellona, è stata segnalata la necessità di dare seguito  alla richiesta delle autorità italiane e di procedere alla perquisizione domiciliare che ha portato  all’arresto dei soggetti di cui sopra e al sequestro di un ingente  quantitativo di sostanze stupefacenti che, una volta immesse sul mercato, avrebbero arrecato un grave danno alla salute pubblica e generato ingenti profitti per l’organizzazione criminale.

La richiesta di perquisizione è stata avanzata dalla Procura di Torino (Italia) in virtù  di un Ordine Europeo di Indagine  (OEI). In Spagna, la perquisizione è stata autorizzata dal Tribunale d’Istruzione nr 5 di Sant Feliu de Llobregat attraverso una procedura di Assistenza Giudiziaria Internazionale. Nei confronti dei tre arrestati, due uomini e una donna, è stato emesso un ordine di custodia cautelare.

   

 

Guarda il video dell’ operazione antidroga

 

 

 

Il 4 e 5 ottobre, si è tenuto a Rotterdam, nei Paesi Bassi, il congresso dedicato a “The Italian Approach”- “Il Metodo Italiano”, a cui hanno preso parte le autorità italiane e quelle olandesi, dedicato al modello italiano di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata di tipo mafioso, con un focus particolare sulla penetrazione dei gruppi criminali italiani negli asset economici ed infrastrutturali a maggiore rilevanza strategica di quel paese.
All’incontro, fortemente voluto dalla ministra della  giustizia  e sicurezza e dei Paesi Bassi Yeṣilgöz-Zegerius, hanno partecipato i massimi esperti italiani nella lotta alle mafie, che si sono confrontati con gli addetti ai lavori olandesi di alto livello, tra i quali funzionari e personale della Polizia olandese, del FIOD (Fiscal Information and Investigation Service), dell’Autorità giudiziaria e dello stesso Ministero della giustizia e sicurezza dei Paesi Bassi. Nella due giorni di incontri sono stati illustrati i profili storici, normativi e  operativi  della lotta alla mafia nell’esperienza pluriennale italiana, con il noto contributo di sangue pagato da “uomini di giustizia”, tra i quali sono stati ricordati i giudici Falcone e Borsellino e l’insegnamento lasciato in eredità: lavorare in cooperazione internazionale ed aggredire i patrimoni illeciti delle mafie – il famoso principio “follow the money“. Nello specifico, sono stati approfonditi i temi della documentazione ammnistrativa antimafia nell’azione di prevenzione e contrasto alla criminalità organizzata, l’azione di contrasto alla criminalità organizzata e il sistema del doppio binario tra repressione e misure di prevenzione patrimoniali, la politica antidroga sviluppata a livello nazionale e internazionale dall’Italia e l’attività legata alla prevenzione ed al contrasto alle organizzazioni criminali, anche in una prospettiva transnazionale. Le autorità olandesi hanno voluto un confronto particolare, oltre allo strumento delle misure di prevenzione patrimoniali, anche sul tema del regime carcerario speciale (41 bis) previsto per i detenuti mafiosi, sulle misure di protezione previste per i collaboratori e i testimoni di giustizia – gestite dal Dipartimento della Pubblica sicurezza per il tramite dell’Ufficio centrale per la sicurezza personale e del Servizio centrale di protezione (DCPC).
E’ intervenuto al Simposio, per la DCSA,  il Direttore Centrale  – Gen. C.A. G. di F. Antonino Maggiore – accompagnato dal Direttore del III Servizio  – Operazioni Antidroga –  Gen. B. CC Giancarlo Scafuri.
La delegazione del Dipartimento della pubblica sicurezza, guidata dal vicecapo della Polizia Vittorio Rizzi era composta dai vertici e da dirigenti  della stessa struttura dipartimentale. In particolare, hanno preso la parola il direttore dell’Ufficio per il coordinamento e la pianificazione delle Forze di polizia, Vittorio Lapolla – che è intervenuto con un focus sulla documentazione antimafia per la prevenzione e il contrasto della criminalità organizzata, misure  previste da una normativa nazionale di tipo speciale – il c.d. codice Antimafia –  e, quindi, il direttore centrale anticrimine della Polizia di Stato (DAC) Francesco Messina – che ha approfondito la tematica relativa al sistema italiano del “doppio binario” nell’aggressione all’apparato militare e ai patrimoni illeciti delle mafie. In particolare, il contrasto alle mafie italiane viene orientato su due livelli, per colpire sia il controllo “sociale” che le  stesse esercitano con strumenti militari che il potere economico-finanziario derivante dagli ingenti profitti delle attività criminali, “che diventa anche potere politico”. Altro concetto evidenziato è la caratteristica delle mafie italiane (camorra, ‘ndrangheta, cosa nostra, mafia pugliese) che, oltre ad essere ben radicate sul territorio, si sono delocalizzate agendo in tutto il mondo, specialmente nel narcotraffico, con propri affiliati. Per questo sono sempre più necessarie le joint venture tra le polizie e le magistrature dei diversi stati. Successivamente, il direttore centrale per i servizi antidroga, Antonino Maggiore, ha svolto un approfondimento sulla policy antidroga sviluppata a livello nazionale ed internazionale attraverso la DCSA e, a seguire, il direttore della Direzione investigativa antimafia (DIA) Maurizio Vallone ha illustrato il dispositivo nazionale antiriciclaggio contro le organizzazioni  criminali mafiose.  
Nel corso del suo intervento,  il direttore della DCSA, Generale Maggiore,  ha descritto, inizialmente, l’architettura del sistema antidroga italiano,  sviluppato sui due livelli  complementari – politico ed operativo –  dagli attori della prevenzione e della repressione del fenomeno droga. Sul versante della “domanda”, ruolo principale viene svolto dal Dipartimento per le politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri – organo di coordinamento delle attività di prevenzione, cura, trattamento e reinserimento sociale e lavorativo dei tossicodipendenti –  mentre, nel settore della “riduzione dell’offerta”, funzione fondamentale è svolta dalle forze di polizia con le attività di contrasto antidroga e,  nel sistema,  ruolo centrale è quello assegnato alla DCSA – organo  di coordinamento info-investigativo nazionale ed internazionale e di supporto, anche tecnico ed economico alle indagini. Il direttore centrale Maggiore ha descritto la fondamentale azione di coordinamento esercitata dalla DCSA nel settore del narcotraffico, una delle più longeve e riuscite esperienze interforze in seno alle forze di polizia nazionali.  Un particolare focus è stato quello sulla rete degli esperti per la sicurezza, distaccati all’estero nei crocevia internazionali della produzione, transito e del traffico illecito della droga, che promuovono prioritariamente la cooperazione di polizia contro il narcotraffico e svolgono attività di studio, osservazione e raccordo con i competenti organismi esteri. In questo contesto è stata rimarcata la necessità di dare sempre il più ampio respiro internazionale alle indagini sui traffici di droga, per raggiungere  l’obiettivo della disgregazione delle associazioni criminali nella loro interezza nei territori di tutti gli Stati coinvolti.
La gestione ed il coordinamento dei flussi informativi e l’attività degli esperti all’estero sono gli elementi strutturali della cooperazione internazionale, in cui si esprime la centralità della Direzione nel dispositivo di contrasto antidroga. Da ultimo, è stato anche dato risalto all’istituzione all’interno della DCSA della sezione operativa “Drug@online”, che ha il compito di monitorare la rete internet, al fine di fornire il coordinamento delle attività repressive del commercio illecito di droga, svolto dai trafficanti avvalendosi delle potenzialità del web.
Durante la due giornate si sono tenuti nove workshop tematici, a cui hanno preso parte qualificati esperti delle Forze di polizia italiane (DCSA, DCPC, UCIS, DIA, DAC, ROS e SCICO), nel corso dei quali sono stati approfonditi – in un proficuo confronto con esponenti della polizia e della magistratura olandesi – i più significativi ambiti legati alla prevenzione ed al contrasto alle organizzazioni criminali e del narcotraffico, con approfondimenti di tipo tecnico-operativo;  la riflessione ed il confronto sviluppato durante questi tavoli tecnici si sono incentrati sulle metodologie di indagine maturate nell’esperienza italiana, nel contrasto alle mafie ed al narcotraffico, sulle tecniche investigative  ed i particolari strumenti  disponibili ed utilizzati, sulla condivisione sinergica di informazioni e di buone prassi che produce una concreta cooperazione di polizia e giudiziaria , arma vincente per un efficace contrasto criminale.
La DCSA ha partecipato attivamente al workshop dedicato al tema ” condivisione dati”, replicato due volte nel corso della giornata, con un intervento del direttore del III servizio Operazioni della DCSA , Generale  Scafuri; allo stesso tavolo di confronto  tecnico con  i colleghi olandesi ha preso parte il direttore del SCIP della DCPC, Gen.B. G. di F. Giampiero Ianni. Le tematiche principali del tavolo sono state la centralizzazione e specializzazione  dei flussi informativi, condizioni necessarie per  l’avvio e lo sviluppo della collaborazione internazionale di polizia e giudiziaria nel contrasto alle mafie e al narcotraffico.

Il Generale Scafuri ha approfondito il tema della “Lotta al narcotraffico: le modalità operative del coordinamento”; nel suo contributo ha sottolineato, in particolare, l‘importanza e la necessità della circolazione e dello scambio delle informazioni operative tra gli investigatori, portando esempi concreti  di indagini congiunte che dimostrano l’efficacia della condivisione del flusso informativo di polizia e giudiziario, a livello nazionale ed internazionale, nel contrasto al narcotraffico internazionale ed alle criminalità organizzate di tipo mafioso che vi sono implicate.
Ha proseguito illustrando la tipicità del sistema italiano che prevede il coordinamento investigativo delle diverse forze di polizia nazionali  nel  settore antidroga  da parte della DCSA. L’azione della Direzione in questo settore  è fondamentale, sia  a  livello “interno” che “esterno”, in quanto  è l’unico organismo centrale italiano che ha il compito di ricevere e condividere tutte le informazioni relative al narcotraffico, oltre a coordinare le forze di polizie nella collaborazione internazionale con quelle estere. In questo contesto, inoltre, prezioso  è  il contributo della rete degli Esperti  per la sicurezza, in particolare della DCSA, collocati nelle aree, dei diversi continenti, strategiche per la lotta al traffico di stupefacenti. La DCSA, attraverso un costante confronto e scambio operativo con tutti i Paesi coinvolti, punta a potenziare sempre più  la cooperazione nel contrasto antidroga.

Le informazioni “scambiate” – date, ricevute ed elaborate – sono proprio  gli input necessari ad avviare indagini nei propri paesi,  a sviluppare conseguenti attività investigative congiunte e ad organizzare le operazioni speciali – le consegne controllate e le attività sottocopertura – che, ben oltre il risultato immediato del sequestro di droga, sono preziosi strumenti in grado di smantellare le organizzazioni criminali che gestiscono il narcotraffico e gli enormi profitti che ne derivano; ulteriore tematica  affrontata è stata, infatti,  quella della conseguente “aggressione” ai patrimoni  delle mafie, frutto dei traffici illeciti che l’Italia – grazie ad una normativa dedicata, colpisce con il famoso sistema del “doppio binario”: sequestri e confische di tipo preventivo e di tipo penale.  Complementare, nello stesso tavolo tecnico, è stato il contributo del  Direttore del SCIP  della DCPC dedicato alla “condivisione dei dati nel Servizio per la Cooperazione Internazionale di Polizia”, nel quale  ha illustrato le grandi potenzialità dei sistemi informativi nazionali, in relazione al generale interscambio di notizie info-investigative con le polizie straniere, necessario per la cooperazione di polizia internazionale nei diversi settori criminali. In tale ambito, è stata evidenziata l’efficacia del progetto I – CAN (Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta), nato  da un accordo del 2020 tra il Dipartimento della Pubblica Sicurezza e Interpol, cui aderiscono 11 Paesi, con lo scopo di accrescere la cooperazione internazionale di polizia nel contrasto alla ‘ndrangheta.

A chiusura degli interventi della delegazione italiana ha preso la parola il  vicecapo della polizia  prefetto Vittorio Rizziche ha incentrato il proprio  contributo  sulla lotta alla criminalità organizzata ed il metodo antimafia. Proseguendo ha evidenziato la necessità di rafforzare sempre di più la cooperazione e la collaborazione operativa tra gli Stati, quale strumento imprescindibile per orientare in maniera efficace l’azione preventiva e repressiva.

In tale ambito è di fondamentale  importanza l’interscambio delle differenti professionalità ed esperienze tra i paesi, nonché la condivisione delle best pratices, al fine di sviluppare una strategia anticrimine unitaria e risolutiva, che comunque salvaguardi  la sfera dei diritti umani, quei diritti fondamentali riconosciuti dagli ordinamenti nazionali ed internazionali a difesa della dignità ed uguaglianza di tutti gli uomini.  Questo simposio, ha concluso Rizzi, è un eccellente esempio di come possa essere fruttuosa la cooperazione  tra Italia e Paesi Bassi proprio perché non si limita al confronto ed allo scambio di informazioni sui diversi sistemi normativi penali e giudiziari, bensì sia rivolto al confronto ed allo scambio operativo di best practises tra i  due Paesi, dì fondamentale  importanza nel settore del contrasto alle mafie, ai loro traffici illeciti, tra cui primeggia il business del narcotraffico ed al riciclaggio e reimpiego dei proventi delle loro  attività criminali. Al termine del Congresso, la ministra della Sicurezza e giustizia olandese ha manifestato il proprio apprezzamento per il successo dell’evento e per gli ottimi rapporti collaborativi tra Italia e i Paesi Bassi ed ha ringraziato le autorità italiane intervenute.
La stessa ministra ha divulgato l’evento sui social ed ha postato un  messaggio su Linkedin, che si  riporta qui tradotto:  “L’Italia ha purtroppo un’ampia esperienza del potere distruttivo della criminalità organizzata. La mafia esiste da centinaia di anni. Negli anni ’70 ed ’80 la mafia pensava di essere intoccabile. Le persone perbene ne hanno sempre più fatto le spese, come ad esempio i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Quegli omicidi hanno causato un vasto sdegno nell’opinione pubblica. E poi ad una accelerazione dell’approccio alla mafia. Un approccio più efficace e rigoroso con nuovi strumenti, misure e leggi. Nel corso della mia visita in Italia ho avuto modo di conoscere più da vicino il loro approccio alla criminalità grave. La cosa che mi ha più colpito è stato l’ampio respiro con cui gli italiani affrontano il problema. Negli ultimi anni anche noi abbiamo fatto dei passi in questa direzione e dobbiamo continuare così. In particolare voglio migliorare lo schema del collaboratore di giustizia, confiscare ancora più beni ai criminali e concentrare di più l’attenzione sul contrasto alle reti ed alle strutture di potere criminali nella loro interezza. Il contrasto non deve riguardare solo le figure di vertice, ma anche i collaboratori. Oggi ho partecipato ad un incontro unico tra italiani ed olandesi nel campo delle indagini. Questo simposio nei Paesi Bassi dimostra quanto siano stretti i nostri legami con l’Italia e quanto sia buona la cooperazione nelle indagini. Ne sono incredibilmente orgogliosa”.

Durante le due giornate di incontri  le autorità italiane hanno anche potuto visitare l’interno degli spazi portuali di Rotterdam e, quindi vedere da vicino  la vastità di tale struttura, e la sua “complessità” dal punto di vista dell’infiltrazione criminale internazionale e dei controlli.
Le grandi dimensioni e l’apparato logistico di questo porto rappresentano, infatti, una sfida continua per gli investigatori  impegnati nel  contrasto al  narcotraffico, sfida in cui il costante sforzo impiegato può essere più efficace solo se  svolto in cooperazione internazionale.

 

 

 

 

 

 

 

 

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